13) L’APPARTAMENTO DI CROWIl giorno dopo, Conan, dopo la scuola, andò a casa del dottor Agasa, e mentre la scienziatina era nel suo laboratorio, gli parlò del CD che Vermouth gli aveva dato.
“Che cosa?! Quella donna ti ha dato una copia del CD dell’organizzazione?” chiese Agasa, e Conan dovette pestargli il piede per fargli abbassare il tono della voce.
“Parli più piano! Non voglio che Haibara ci senta!” disse il piccolo detective.
“Che cosa? E per quale motivo?” chiese il dottore.
“E’ semplice...in quel CD c’è anche una cartella chiamata Miyano...” disse Conan piano.
“Miyano? Intendi che ci sono anche dei file sulla famiglia di Ai?” chiese Agasa.
“Si, esatto. Non ho ancora la password per aprire quella cartella, ma credo che sia proprio così, e...beh, Vermouth mi ha detto di non far vedere quel CD ad Haibara. Non so quale sia il vero motivo di ciò, ma io credo che sia valido...” disse il detective.
“E come fai a dirlo? Shinichi, quella donna è un’assassina!” disse Agasa.
“Lo so professore, ma ci ha salvato la vita e ci ha anche dato la chiave per sconfiggere l’organizzazione! Non capisce? In quel CD c’è anche la cartella con tutti i dati dell’apotoxin, e se ci ha protetto dai suoi colleghi, credo proprio che sia dalla nostra parte, o che comunque non voglia farci del male, o almeno per il momento...” disse Conan.
“Mmm, non ne sono sicuro, ma in effetti...forse hai ragione Shinichi. Comunque, mi sembrava di aver capito che hai bisogno del mio aiuto, giusto?” chiese il dottore.
“Si...professore, per caso conosce un certo Ryan Crow?” chiese il detective.
“Ryan Crow! Ma certo che lo conosco! L’ho incontrato tanto tempo fa ad un congresso e siamo anche diventati amici. E’ un famoso scienziato, specializzato in genetica. Era molto conosciuto, ma ora è da diverso tempo che non si sente più nulla di lui” disse Agasa.
“Davvero professore è uno scienziato famoso?” chiese Conan.
“Si, certo. Ha compiuto diverse scoperte molto importanti. Era davvero un genio nel suo campo, un vero peccato che sia sparito dalla circolazione. Comunque come mai vuoi sapere di lui?” chiese il professore.
“E’ semplice. Nella cartella ‘Traditori’ presente nel CD dell’organizzazione, c’è anche il suo nome fra i membri più importanti, e io credo che possa darmi degli indizi su qualche altra password di quel CD, e in più...sembra che quelli dell’organizzazione lo abbiano trovato e intendano ucciderlo. Ho sentito Takayama che ne parlava con Gin, e che diceva che sarebbe andato oggi stesso insieme ad un certo suo cugino ad ucciderlo! E’ per questo che devo fare in fretta e arrivare prima di loro!” disse Conan.
“Che cosa?! Crow e il nuovo agente sono membri dell’organizzazione!? Shinichi non puoi andare a cercarlo sapendo che sono sulle sue tracce!” disse Agasa.
“Dimentica che Crow li ha traditi, e che forse è l’unica persona che può darmi qualche indizio in più su di loro e aiutarmi a trovare le altre passwords” disse il detective.
“Non se ne parla! Stai rischiando troppo! Aspetta almeno un po’, non puoi andare oggi!” disse il dottore.
“Se non vado oggi non lo troverò mai più! Non si dimentichi che è un traditore e che faranno di tutto per ucciderlo! Forza adesso...mi dica, sa per caso se aveva una casa in questa zona, o comunque se c’è un posto che frequentava?” chiese Conan.
“No Shinichi, non ti dirò un bel niente! Non puoi, è troppo pericoloso!” disse Agasa.
“Molto bene...se non vuole aiutarmi lo scoprirò da solo!” disse il detective.
“Aspetta Shinichi! Non andare, ti prego! Stai correndo troppi rischi!” disse il professore.
“Dottor Agasa, se non vado, Crow morirà, e in più io e Haibara non avremo più la possibilità di tornare adulti e di sconfiggerli, non capisce? In quel CD ci sono tutti i dati dell’apotoxin, ma se non trovo la password per aprire quella cartella sarà tutto inutile! Non posso farmi sfuggire un’occasione del genere!!!” disse Conan.
Il dottor Agasa abbassò lo sguardo. Shinichi aveva ragione, ma era davvero troppo pericoloso!
Non voleva che succedesse qualcosa a quel suo piccolo amico, a quel ragazzo che era diventato un po’ come un figlio per lui...
Sapeva però che, o con il suo aiuto o senza, Shinichi avrebbe comunque trovato un modo per fare quel che voleva, e che se non lo aiutava, rischiava solamente di metterlo più in pericolo di quanto lo sarebbe potuto essere con le sue informazioni...
Non aveva scelta.
“E va bene Shinichi...so che Crow aveva un appartamento vicino Beika, nei pressi dell’Haido City Hotel. Quasi nessuno sapeva di ciò, dato che lo utilizzava per i suoi esperimenti e non voleva essere disturbato. Io lo sono venuto a sapere perché una volta ero suo amico...prima che iniziasse a frequentare della gente poco raccomandabile per avere finanziate le sue ricerche. Non pensavo però che fosse arrivato ad appoggiarsi ad un’organizzazione criminale” disse Agasa.
“Vede dottore...da quello che ho capito, e da quello che ci ha detto Haibara, una volta entrati nell’organizzazione è quasi impossibile riuscire ad uscirne, e dunque non mi sorprenderebbe il fatto che Crow sia stato informato di tutto solo dopo esserne entrato a far parte. Comunque la ringrazio moltissimo, mi è stato di grande aiuto!” disse Conan, ringraziando il dottore.
“Si Shinichi, non c’è problema...ma se permetti, voglio accompagnarti fino a lì, la mia auto, anche se non è molto veloce, potrebbe esserti utile se ci sarà bisogno di fuggire” disse il dottore.
“Ok, la ringrazio ancora! Io direi di andare subito comunque” disse il detective.
“Si, prendo le chiavi e dico ad Ai che stiamo andando a fare una passeggiata” disse Agasa, prima di allontanarsi nell’altra stanza.
Conan rimase fermo dov’era.
Ce l’avrebbe fatta, avrebbe trovato altre passwords per quel CD e avrebbe salvato quel Crow senza farsi scoprire dall’organizzazione, pensò, per poi uscire insieme al dottore.
“Siamo arrivati, Shinichi. L’appartamento di Crow è proprio quello all’angolo a destra” disse Agasa.
“Molto bene, può lasciarmi qui, entrerò da solo” disse Conan.
“Sei sicuro?” chiese il dottore.
“Si, sicurissimo. Se avrò bisogno d’aiuto glielo farò sapere tramite la ricetrasmittente. Adesso devo andare” disse il piccolo detective prima di uscire dall’auto.
Erano le 5 di pomeriggio e ormai iniziava a fare buio. I negozi stavano per chiudere e c’era poca gente in strada. Solo davanti all’Haido City Hotel c’era un certo movimento.
Conan avanzò sul marciapiede dandosi un paio d’occhiate intorno. Sembrava non ci fosse alcuna traccia degli uomini in nero, ma potevano benissimo essere già andati da Crow, oppure non essere ancora arrivati, o, infine, c’era anche la possibilità che lo stessero aspettando, che avessero intuito le sue intenzioni...
‘Non pensare a queste sciocchezze, Shinichi! E’ vero, quel Takayama ha trovato la tua ricetrasmittente, ma non può essere risalito a te! Solo se Vermouth ha detto loro la verità su di te può essere che ti stiano aspettando...cosa che però non è impossibile...’ pensò Conan, per poi scuotere la testa e scrollarsi quei pensieri di dosso.
Attraversò la strada e arrivò davanti all’appartamento.
Tutto sembrava tranquillo.
Gettò un’occhiata alle persone di fronte all’Haido City Hotel: non sembravano stare tenendo d’occhio l’edificio.
‘Bene, andiamo’ si disse Conan, per poi dare un’occhiata alla porta dell’appartamento.
Suonò deciso il campanello più volte ma nessuno rispose.
‘Normale, non credo che questo Crow anche se in casa sia così pazzo da aprire se non vuole farsi trovare da quegli uomini’ pensò Conan, per poi cercare di aprirla.
La serratura era chiusa a chiave come doveva essere, ma adesso toccava a lui aprirla ed entrare.
Prese tutto l’occorrente e come aveva imparato indagando contro ladri e assassini, riuscì in breve tempo ad aprirla utilizzando una forcina per capelli.
Aprì la porta e fece per entrare, quando una brutta sensazione lo assalì e gli sembrò di sentire un rumore alle sue spalle.
Gli si addrizzarono i peli sul collo, e iniziò guardarsi intorno cercando di scoprire qual era la fonte del rumore.
Vide un topolino girare l’angolo ed immergersi nel buio del vicolo che costeggiava l’appartamento di Crow.
‘Basta, devo finirla di preoccuparmi! Era solo un topo, sono solo troppo teso!’ pensò Conan, per poi entrare dentro alla casa e chiudersi la porta a chiave alle spalle, stando attento a non lasciare alcuna impronta.
Era tutto buio e sembrava non esserci nessuno. Accese la torcia del suo orologio e si guardò intorno.
Era una casa in stile occidentale.
Dall’ingresso in cui si trovava, aprì una porta alla sua sinistra.
Entrò in un gran salotto con divani di pelle nera. Un tavolino in ebano dalle gambe sottili si trovava al centro, mentre al lato destro della stanza vi era una vetrina con tante bottiglie di liquori diversi. Alle pareti vi erano attaccati diverse copie di quadri famosi, e altri raffiguranti dei corvi.
Conan continuò a guardarsi intorno. Le tende scure alle finestre erano chiuse e lasciavano filtrare solo una piccola quantità di luce, appena sufficiente a rischiarare la stanza buia.
La vetrina, il tavolo, il divano, tutto era coperto da uno strato di polvere piuttosto consistente.
Il piccolo detective uscì dal salotto ed entrò in un’altra stanza alla destra dell’ingresso.
Niente, non sembrava esserci traccia di Crow, anzi, sembrava proprio che quella casa fosse disabitata da molto tempo!
Avanzò per il corridoio e poi girò a sinistra. C’era una piccola scala a chiocciola che portava al piano inferiore.
Scese, guardandosi attentamente attorno con l’orologio torcia ed entrò in una specie di laboratorio.
Vi era una grande scrivania con sopra sparsi carte, CD e altro materiale di ogni genere.
Su un tavolo alla sua destra vi era anche una piccola gabbia con topi da laboratorio ormai morti di fame, mentre un PC spuntava da sotto i fogli della scrivania.
Anche li era tutto pieno di polvere, ma in minore quantità rispetto agli altri posti che aveva esaminato.
Il piccolo detective si avvicinò alla scrivania cercando di passare il più lontano possibile dai topi morti e guardò i fogli.
Vi erano un sacco di calcoli dei quali non riusciva proprio a capire nulla.
Sembrava essere nel laboratorio del dottor Agasa, solo che il suo era decisamente più ordinato di questo e li non trovava mai neanche una piccola traccia di polvere.
Beh, in realtà era così da quando con lui c’era anche Haibara, perché ricordava che prima di allora non ci si poteva neanche entrare!
Iniziò a prendere senza distinzione quanti più fogli poteva. Li avrebbe esaminati poi con calma, in quel momento non era il caso di perdere tempo.
Si bloccò all’improvviso. Gli sembrava di aver sentito nuovamente qualche rumore.
‘Non fare lo stupido, te lo sei solo immaginato!’ pensò il piccolo detective scuotendo la testa e rimettendosi a lavoro.
Cercò di distrarsi e mentre raccoglieva quei fogli, iniziò a pensare a Ran.
Era da un po’ di giorni che non la chiamava perché era stato stressato da quel caso e dalle scoperte che aveva fatto.
Solitamente quando passava un po’ più di tempo dalla sua ultima telefonata la vedeva preoccupata, triste, mentre in quei giorni gli era sembrata diversa.
Era come immersa nei suoi pensieri. Alcune volte sembrava come assente.
Ciononostante aveva notato la sua inquietudine, e infatti gli aveva chiesto se andava tutto bene, e lui aveva avuto il suo gran da fare per continuare a pensare all’organizzazione facendo finta che fosse tutto a posto e che era solo annoiato dal fatto che doveva ritornare a scuola.
In momenti come quello solitamente era sempre stato combattuto dalla voglia di dirle chi era veramente e allo stesso tempo dalla ragione di volerla preservare dal pericolo non dicendole nulla, ma in quei giorni si era sentito diverso.
A dire il vero era da un bel po’ di tempo che si sentiva diverso.
Non era più geloso quando Ran usciva con Sonoko, pur sapendo che quest’ultima non avrebbe perso l’occasione di uscire con l’amica per andare in cerca di ragazzi e non era stato geloso neanche quando il giorno prima Ran aveva passato gran parte del pomeriggio a guardare ammirata quei pattinatori che poi erano stati coinvolti in quella tragedia. A dire il vero si era stupito anche lui del suo stesso comportamento. Solitamente come Heiji sarebbe stato colto dalla gelosia e avrebbe criticato quei pattinatori cercando di distogliere l’attenzione di Ran da loro, ma non era stato così. Non era più così già da un po’ di tempo...
Anche l’ultima volta che l’aveva chiamata si era sentito diverso e aveva sentito delle differenze anche nel suo modo di parlargli.
Dopo averla detta, si era stupito anche lui stesso dell’ultima frase con cui l’aveva salutata:
“Mi raccomando, non cacciarti nei guai con Sonoko, e se proprio devi trovarti un ragazzo, trovatene uno intelligente e soprattutto che non ha paura dei fantasmi come te!”.
Non era stata la frase in se a stupirlo, in quanto non era la prima volta che la prendeva in giro così, ma il tono con cui l’aveva detta.
Non sapeva se lei se ne era accorta, ma mentre aveva pronunciato quelle parole dentro di se aveva sentito distintamente il suo cuore che la invitava a vivere la sua vita e a non pensare sempre a lui...
Finì di raccogliere tutti fogli e i CD sulla scrivania e di metterli nello zaino che si era portato dietro mentre pensava a questo, poi fece per dare un’occhiata al PC, quando un rumore stavolta più forte di prima lo riscosse.
‘Sarà come al solito una mia sensazione’ pensò, cercando di non farci caso, ma poi iniziò a sentire dei passi lungo la scala e poté sentire due voci familiari.
“Sei sicuro, Yasuo, che Cognac sia qui?” chiese una voce.
“Non lo so, ma in ogni caso dovremo controllare” disse l’altro.
“Ma sembra non esserci entrato nessuno da tantissimo tempo qua dentro!” disse di nuovo il primo uomo.
“Sta zitto e seguimi senza tante storie”.
I due uomini entrarono nel laboratorio e iniziarono a guardarsi intorno.
Conan intanto, che si era nascosto dietro la scrivania in un angolo, iniziò a sudare freddo riconoscendoli.
‘Takayama e Akamoto, sono proprio loro!’ pensò, cercando di farsi il più piccolo possibile e allo stesso tempo di ascoltare i discorsi dei due.
“Però, credevo che fosse più disordinato! A quanto sentivo dire nel suo laboratorio all’organizzazione c’era sempre una gran confusione” disse Akamoto.
“Tzk, forse si è portato tutti i suoi dati prima di fuggire...a quanto sembra comunque, in questo posto non c’è venuto nessuno da molto tempo” disse Takayama.
“Visto, lo dicevo io!” disse l’ingegnere.
“Sta zitto e basta! Una cosa è sicura, alcune persone lo hanno visto uscire di soppiatto da questo edificio, dunque, anche se non è più qui adesso, fino a qualche tempo fa doveva per forza esserlo!” disse l’altro, mettendosi a cercare intorno.
“Mah, non credo, qui sembra non esserci venuto più nessuno da mesi, anche se sulla scrivania c’è meno polvere che negli altri posti!” disse Akamoto facendo lo stesso.
“Zitto! Mi sembra di aver sentito un rumore!” disse il falso poliziotto, guardando negli angoli più bui con una torcia.
Conan intanto, che a causa della polvere aveva trattenuto a stento uno starnuto, iniziò a preoccuparsi seriamente. Lo stavano per scoprire!
Una ragnatela vicino al suo naso gli provocò un altro starnuto, che soffocò a fatica mettendosi entrambe le mani sulla bocca, provocando però ugualmente un piccolo rumore.
“Chi va là! Sei tu Cognac?” chiese Takayama, individuando il luogo da cui era provenuto quel rumore e illuminando la zona con la sua torcia.
Conan chiuse gli occhi.
Stavano per scoprirlo!
Ecco qui! Ti ringrazio di nuovo Shiho_Haibara, e mi dispiace per aver aggiornato così tardi, spero di poter postare prima il prossimo capitolo!
CITAZIONE
PS: perchè non posti anche da altre parti? sono sicura che avresti successo!!
Beh, non saprei, prima vorrei finire di scrivere tutta la storia^^, comunque grazie, mi rendi molto felice con queste tue parole!