Un vicolo buio, La mia prima fanfic...tremate!!!

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Belmot
view post Posted on 28/1/2008, 14:02




Rieccomi, grazie per il commento, Shiho_Haibara, per lo spoiler di Kikk@ vedremoXD
Purtroppo in questi giorni non sono riuscita a collegarmi e dunque non ho potuto postare l'aggiornamento, comunque adesso sembra che ci sia riuscitaXD e dunque ecco qui:

03) OMICIDIO ALL’INAUGURAZIONE
“Chissà cosa vorranno dire questi numeri...” disse piano Conan.
“Non ne ho idea, ma sembra che siano stati tracciati da qualcuno con un oggetto affilato, un taglierino o un paio di forbici, non credi? E poi guarda, un po’ più sopra ci sono anche degli altri segni” disse Ai.
“Già, ma sono illeggibili...” disse lui.
“Forse può essere un messaggio lasciato da uno degli uomini morti in questo incendio, e magari sarebbe tutto più chiaro riuscendo a decifrare anche quegli altri due segni...” disse Ai mentre si alzava e guardava i segni lasciati dalla polizia che indicavano la posizione in cui erano state trovate le tracce dei tre corpi carbonizzati.

“Di un po’, dove hai trovato questo orologio? Dimmi il punto esatto!” disse Conan, mentre per la testa gli passavano mille pensieri.
“Laggiù, sotto quella scrivania completamente bruciata” rispose lei avvicinandosi nuovamente a lui e indicandogli il punto esatto.

Conan si alzò e controllò a sua volta i posti e le posizioni in cui erano stati ritrovati i tre cadaveri. Non erano molto distanti dalla scrivania, ma di certo per posare l’orologio nella posizione in cui era stato ritrovato i tre si erano comunque dovuti avvicinare di più, ed era da escludere il fatto che l’oggetto fosse finito in quella posizione per un caso accidentale. C’erano ancora molti dubbi nella mente del detective, dubbi che avrebbe potuto colmare solo dopo aver scoperto il significato di quei segni.

“Hai qualche idea?” chiese Ai.
“No, nemmeno una. Di certo so solo una cosa. Quei segni sono stati lasciati di proposito molto probabilmente da una delle tre vittime, e dato che l’orologio non poteva finire nella posizione in cui l’hai trovato se qualcuno non lo avesse messo li di proposito, direi che è davvero un messaggio lasciato dai due ingegneri e dal tecnico morti nell’incendio. Piuttosto, questi numeri non ti dicono niente?” chiese Conan.
“Beh, no, non mi sembra...perché? Credi sia un indizio lasciato per indicare quelli dell’organizzazione?” chiese la scienziatina.
“Beh, non ne sono sicuro, ma una cosa è certa: è strano che ultimamente ci siano stati diversi incendi che non hanno causato alcuna vittima tranne quest’ultimo, in cui invece sono morte tre persone, tutte ex membri dell’organizzazione. Io credo che possa essere stata l’organizzazione stessa a causarli” disse Conan.
“Non so, può essere anche che tu abbia ragione, come puoi anche essere di no. A me quei numeri non dicono niente, e a quanto mi risulta i tre morti in quest’incendio erano ancora dei membri attivi dell’organizzazione e non dei traditori” disse Ai.
“Beh, tu sei fuggita dall’organizzazione ormai da diversi mesi, e nel frattempo può anche essere che quei tre l’abbiano tradita. In ogni caso hai ragione, è probabile, anzi quasi sicuro che mi sbagli, comunque potremo andare in fondo a questa faccenda solo dopo aver decifrato questo codice” disse Conan.
“Già, hai ragione, comunque è inutile rimanere qui, io direi di andare anche noi all’inaugurazione” disse Ai.
“Ok, andiamo, tanto possiamo ritornare comunque qua se ce n’è bisogno” concordò il detective. I due uscirono dal magazzino e dopo aver sistemato le transenne che vietavano l’accesso all’edificio, si incamminarono verso il luogo in cui ci sarebbe stata l’inaugurazione del parco.

***

“Accidenti, ma quanto ci mettono Conan e Ai? Il discorso è già finito e presto ci sarà il taglio del nastro!” disse Mitsuhiko, non vedendo arrivare i due.
“Sta tranquillo Mitsuhiko, prima o poi arriveranno, dopotutto avranno fame anche loro, no?” disse Genta, che impaziente non faceva altro che pensare al cibo.
“Sei sempre il solito, Genta!” disse Ayumi ridendo dell’amico.

“Eccoci, siamo arrivati” disse Conan, che finalmente era arrivato con Ai.
“Era ora!” dissero i tre Detective Boys, mentre intanto il presidente Yomito Katoshi, si recava davanti al cancello del parco dopo aver terminato il suo discorso.
Quando però stava per tagliare il nastro messo davanti al cancello incitato dagli applausi dei presenti, le forbici gli caddero di mano.

“Che sta succedendo?” pensò ad alta voce Conan.

Il presidente era diventato viola in viso e si teneva il collo.

‘Sono i classici segni di soffocamento!’ pensò il detective.
“Presto, chiamate un’autoambulanza e trovate qualche medico fra la folla!” gridò Conan, ma era troppo tardi.

Yomito Katoshi cadde a terra senza vita, proprio davanti al cancello del Parco che stava per inaugurare.

***

“La vittima è Yomito Katoshi, proprietario del Parco Katoshi, che stava proprio per inaugurare, e presidente di un importante ditta edile. E’ morto esattamente alle 11:12, davanti ai presenti all’inaugurazione. La causa è soffocamento, causato quasi sicuramente da qualche veleno che non ha agito immediatamente dopo l’assunzione” riepilogò Takagi quando la polizia fu arrivata sul luogo del delitto.
“Si sa da che veleno è stato provocato il decesso?” chiese l’ispettore Megure.
“No, non ancora, stanno ancora eseguendo l’autopsia” rispose Takagi.
“Capisco. Allora, qualcuno potrebbe dirmi chi ha incontrato per ultimo il signor Katoshi?” chiese Megure.
“Siamo stati noi tre” disse Akamoto indicando se stesso, un uomo sulla trentina al suo fianco che Conan riconobbe come Ryuichi Akano, e una donna sui 40 anni.
“Allora, ditemi come vi chiamate e perché avete incontrato la vittima poco prima della sua morte” disse Megure rivolgendosi ai tre sospetti.
“Allora, io mi chiamo Toshiha Akamoto, e sono uno degli ingegneri che hanno lavorato alla realizzazione del parco. Ho incontrato il presidente poco prima della sua morte per discutere sugli ultimi dettagli riguardanti il mio pagamento per il lavoro svolto” iniziò Akamoto.
“Io invece mi chiamo Ryuichi Akano, e sono uno degli addetti alla sorveglianza del parco e dei magazzini che appartenevano anch’essi al signor Katoshi. L’ho incontrato poco prima di Akamoto per riferirgli che avevo intenzione di dimettermi poco dopo l’apertura del parco a causa di alcuni problemi di famiglia” disse Akano.
“Lei, invece, signora?” chiese Megure rivolgendosi all’ultima sospettata.
“Mi chiamo Shizuoka Haruni, ero la segretaria del presidente Katoshi. L’ho incontrato per definire gli ultimi dettagli del suo discorso poco dopo il signor Akamoto. Non avrei mai immaginato che qualcuno potesse avvelenarlo, altrimenti sarei rimasta con lui!” disse la donna, asciugandosi a fatica le lacrime che le scendevano sul volto.

“Mmm, a quanto pare l’ultima ad incontrarlo è stata proprio lei signora Shizuoka...Eh? Anche tu qui, Conan?!” esclamò l’ispettore Megure accorgendosi finalmente del piccolo detective che aveva seguito attentamente l’interrogatorio.
“Ma allora...con te dovrebbe esserci anche...” l’ispettore si guardò intorno cercando il volto del detective più famoso del momento.
“Mi dispiace ispettore, ma Mouri non c’è. Ho accompagnato io Conan e gli altri bambini all’inaugurazione del parco” disse il dottor Agasa.
“Oh, è lei dottor Agasa, a quanto pare anche lei come Mouri inizia ad essere perseguitato dalla sfortuna...” disse l’ispettore Megure, ma fu interrotto da un agente che gli si avvicinò.
“Ispettore, abbiamo i risultati dell’autopsia e abbiamo scoperto anche una cosa molto interessante” disse l’agente.
“Davvero?! Che cosa avete scoperto?” chiese Megure, mentre l’agente si avvicinava e gli riferiva piano le nuove scoperte.
“Oh, avete fatto davvero un ottimo lavoro, non c’è che dire. Dottor Agasa, a quanto pare stavolta non avremo bisogno di lei per risolvere il caso, in quanto abbiamo già scoperto chi è la colpevole!” disse l’ispettore, per poi puntare il dito contro la signora Shizuoka sotto gli sguardi sorpresi dei presenti.

“E’ stata lei, signora Shizuoka! Dall’autopsia sono state rivelate tracce del veleno che ha usato per avvelenare la vittima, e tracce dello stesso veleno sono state trovate anche nella tazzina da caffè che lei ha preparato al signor Katoshi poco prima che iniziasse il suo discorso. Non c’è alcun dubbio, poiché sulla tazzina sono state ritrovate solo le sue impronte e quelle della vittima, e non sono state trovate altre tracce che potrebbero suggerire che qualcuno abbia cancellato le proprie impronte. Inoltre a quanto mi sembra di capire da ciò che mi è stato riferito dall’agente, ultimamente non aveva un buon rapporto con la vittima, che da quando lei si era sposata, riteneva che trascurasse il suo lavoro da segretaria, e intendeva dunque licenziarla al più presto, proprio dopo l’inaugurazione del parco. Dato che adesso oltre alle prove abbiamo trovato anche un movente, la pregherei di seguirmi in centrale, signora Shizuoka!” disse l’ispettore Megure con fare deciso.
“I...io non ho fatto niente, mi creda ispettore, io non l’avrei mai potuto uccidere...!” disse la donna piangendo mentre veniva ammanettata e portata via dagli agenti.

“Kudo-kun, che ne pensi? Credi davvero che sia lei la colpevole?” chiese piano Ai guardando la scena.
“Le prove sono tutte contro di lei, ma io ho un certo dubbio sul fatto che sia davvero lei l’assassina. Insomma, anche il movente mi sembra un po’ strano, con la morte del presidente la donna avrebbe rischiato comunque di perdere il suo lavoro di segretaria anche se non fosse stata scoperta, non credi? Era pagata direttamente da lui, e non era una normale impiegata della ditta. Era la sua segretaria personale e dunque non per forza doveva essere assunta dal successore del signor Katoshi...” disse Conan, pensieroso.
“Già, hai ragione, è un po’ strano, ma in ogni caso il piano del vero omicida è stato perfetto, ha fatto subito ricadere tutta la colpa su di lei, che adesso è la principale indiziata...” disse Ai
“Si, adesso è lei ad essere creduta colpevole, ma ricorda, il delitto perfetto non esiste, riuscirò a scoprire chi è stato in realtà a macchinare questo piano, e scoprirò anche cosa vogliono dire quei numeri e quei segni che abbiamo trovato su quel orologio!” disse il detective, mentre i suoi occhi si illuminavano di determinazione.

“Che numeri? E che orologio?” chiesero in coro i tre Detective Boys.
“Beh, ecco...no fermo!” disse Conan quando Genta, dopo aver visto l’orologio incriminato in tasca al mini-detective, lo aveva subito afferrato e guardato attentamente.
“Wow, sembra molto caro, ma è anche piuttosto malridotto...Eh? E questi numeri che cosa vorranno mai significare?” esclamò Genta.
“Fai vedere anche a noi, Genta!” dissero in coro Mitsuhiko e Ayumi.
“No, fermi! Accidenti, state danneggiando delle importanti prove!” disse Conan riprendendosi l’orologio con un fazzoletto.
“Prove? Non mi dirai che lo avete trovato in quei magazzini!” dissero in coro i tre bambini, insieme anche al dottor Agasa.
“Si, esatto. Haibara l’ha trovato sotto una scrivania bruciata, e incredibilmente è rimasto in buone condizioni dopo l’incendio” disse Conan, rimettendoselo in tasca.
“Non credi che dovresti farlo vedere alla polizia?” chiese Agasa.
“No, non ancora, prima devo scoprire cosa vogliono dire quei numeri. E ragazzi...voglio scoprirlo da solo, dunque voi tre non intromettetevi!” disse Conan serio.
“Ma uffa Conan! D’accordo che noi ce ne siamo andati prima del tempo, ma escluderci così dalle indagini!” disse Mitsuhiko seccato.
“Non è per questo! E’ pericoloso e voi bambini dovete restarne fuori!” disse il mini-detective deciso.
“E scusa tu che saresti? Non sei anche tu un bambino come noi?” chiese Genta con un cipiglio alzato.
“Beh, ecco io...” iniziò Conan cercando di trovare qualche scusa.
“Stava scherzando, in realtà quel orologio è un falso che abbiamo fatto noi per non dover dire che non abbiamo trovato niente” continuò per lui Ai, rivolgendogli un’occhiata di intesa.
“Che cosa?! Accidenti Conan, perché ci hai imbrogliato!” esclamò furibondo Genta.
“Beh, vedi...come ha detto Haibara non volevo ammettere che rimanere la era stata solo una perdita di tempo...” disse il detective, pensando che l’idea di Ai non era stata male, ma che comunque se non sceglieva le parole giuste rischiava di prenderle da un bambino delle elementari.

Per fortuna il dottor Agasa calmò gli animi di tutti con una bel pranzo ristoratore, dopodichè il gruppetto, sotto richiesta di Conan che voleva ancora indagare sull’omicidio del signor Katoshi, decise di andare ad alloggiare ad un hotel li vicino.

Passarono tutto il pomeriggio in giro per la città, e il mattino dopo si recarono nuovamente al parco in cerca di qualche ulteriore indizio sull’omicidio del giorno prima e, a insaputa dei Detective Boys, anche sull’orologio.

Girarono per quasi tutto il parco, fino ad arrivare in una stanza destinata agli addetti al personale del parco, e a coloro che avevano lavorato alla sua costruzione.
All’interno vi erano un armadio e tanti piccoli armadietti provvisti di combinazione.

“Accidenti quanto è grande questa stanza!” esclamarono i tre veri bambini quando vi entrarono.
“Già, è enorme, e vi sono molti più armadietti di quanti ne servano per il personale e per la ditta che ha costruito il parco” disse Ai.
“Si, infatti lo scopo di questa stanza era quello di permettere ai visitatori del parco di posare i propri oggetti personali prima di salire sulle varie attrazioni senza il rischio di perderli” disse una voce. Conan si voltò, riconoscendo la persona alla quale apparteneva.


Ecco qui, chissà chi è la persona che Conan ha riconosciuto...
Se la linea e la scuola lo permettono, a presto!

Edited by Belmot - 25/5/2008, 22:46
 
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view post Posted on 29/1/2008, 21:53




VERMOUTH!!!! :woot: :woot: :woot:

... ma non credo... -_-
 
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Shiho_Haibara
view post Posted on 29/1/2008, 23:16




io spero sia vermouth...ma dal modo di parlare non mi sembra...e se fosse
SPOILER (click to view)
okiya! sarebbe bello, XD!!
 
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Belmot
view post Posted on 30/1/2008, 13:46




E con questo capitolo scoprirete chi è il misterioso personaggioXDXDXD


04) INCONTRO INASPETTATO (1° PARTE)
“Signor Akamoto, è lei!” disse Conan riconoscendo l’uomo che era appena entrato nella stanza.
“Si, ma voi ragazzi non dovreste essere qui! E’ tardi e Hiroshi sarà in pensiero per voi...” disse Akamoto, avvicinandosi ai bambini.

“Senta signore, anche lei ha un armadietto personale in questa stanza?” chiese Conan.
“Beh, si, ma non lo uso molto” rispose lui
“Forza, andiamo adesso” continuò poi.
“Mi saprebbe dire qual è?” chiese Conan.
“Suvvia, che importanza può mai avere! Ragazzi, il colpevole dell’omicidio di ieri è già stato ritrovato, non credete sia ora di smettere di giocare ai detective?” chiese nuovamente Akamoto, che ad un tratto aveva iniziato a sudare freddo.

Conan, accorgendosene, gli si avvicinò e iniziò a parlargli piano all’orecchio:
“Ma cosa va a pensare, signore, non sospettiamo di certo di lei! Sappiamo bene che la colpevole dell’omicidio è già stata arrestata ieri dalla polizia, noi eravamo presenti... E’ che stavo pensando che questa stanza è ottima per giocare a nascondino, è molto grande e ci sono diversi armadietti, è un peccato però che siano tutti chiusi con una combinazione...in realtà volevo sapere qual era il suo in modo da, dato che lei non lo usa, poterlo usare per nascondermi...vorrei tanto giocare a nascondino con gli altri questo pomeriggio!” disse con un tono il più bambinesco possibile.
“Ahahah! Oggigiorno i bambini ne pensano una più del diavolo! Comunque il mio armadietto è il numero 27, ma ti consiglio di non usarlo per nasconderti la dentro, o quantomeno se lo farai dovrai stare attento a non chiuderlo a chiave, perché poi altrimenti rischieresti di rimanere la dentro! La combinazione comunque non posso dartela, sappi comunque che fra qualche giorno me ne andrò da qui, e che quindi libererò completamente l’armadietto e lo lascerò aperto, se mai tu dovessi rimanere ancora e dovessi giocare con i tuoi amici” rispose l’uomo finalmente sollevato, facendogli l’occhiolino.

I Detective Boys guardarono sorpresi i due, promettendosi di chiedere spiegazione al loro amico, mentre invece Ai aveva già intuito il piano di Conan.

“Allora ragazzi, adesso è ora di andare! Il mio amico Hiroshi sarà preoccupato per voi non vedendovi tornare, è già quasi ora di pranzo. Su, andiamo!” disse Akamoto facendo strada ai bambini.
“Evviva, si mangia!” esclamò felice Genta, seguito dagli altri due veri bambini che al solo sentir parlare del pranzo avevano dimenticato lo strano comportamento di Conan e dell’amico del dottor Agasa.

Il mini-detective gettò un’occhiata all’armadietto numero 27 e sorrise.
Il suo piano aveva funzionato, adesso doveva solo ritornare da solo nel pomeriggio e scoprire cosa c’era all’interno, e se la sua teoria era esatta, avrebbe così trovato la soluzione al mistero dell’incendio avvenuto qualche settimana fa e forse anche dell’assassinio del giorno prima.

“Sei sicuro che sia Akamoto il colpevole e che centri qualcosa con l’incendio?” chiese Ai portandosi al suo fianco.
“Beh, fino a poco fa non ne ero sicuro, anzi, non lo sospettavo nemmeno, ma mi è sembrato strano il suo comportamento quando ci ha visti in questa stanza e ha sospettato che stessimo indagando per smascherarlo. Non ti sembra strano che una persona adulta, per quanto sia l’omicida, si preoccupi così tanto sapendo che dei bambini stiano indagando su un omicidio già risolto per cercare di trovare un altro colpevole? No, un adulto, per quanto sia colpevole, non si preoccuperebbe affatto se ad indagare contro di lui fossero dei bambini, almeno che i suddetti bambini non fossero sulla pista giusta per trovare una prova schiacciante!” disse Conan, mentre un’espressione compiaciuta gli attraversava il volto e i suoi occhi si illuminavano.
“Così pensi che questa prova che potrebbe incriminarlo si trovi proprio nel suo armadietto!” disse Ai.
“Si esatto, credo proprio di si, e dovrei avere ragione, sempre se Akamoto centra qualcosa anche con quel incendio” disse il detective sorridendo.
“E come pensi di aprirlo? Non è provvisto di una combinazione...?” chiese la scienziatina, poi si interruppe e capì ciò che aveva pensato il piccolo detective.
“Tu credi che quel numero sia...”.
“Esatto, secondo me quei tre uomini avevano scoperto le intenzioni di Akamoto, e quindi sapevano che avrebbe tentato di ucciderli. E’ possibile che Akamoto stesso li stesse ricattando e che quindi, per incastrarlo senza fargli capire di non stare più al suo gioco prima di fuggire, abbiano deciso di scrivere su quel orologio la combinazione che sarebbe servita ad aprire il suo armadietto. Quegli altri due segni, che purtroppo sono illeggibili, molto probabilmente erano o le iniziali stesse di Akamoto o il numero del suo armadietto, il numero 27. Purtroppo però quei tre non avevano preveduto l’intenzione di Akamoto di ucciderli proprio nei magazzini in cui avevano nascosto l’indizio, e dunque non hanno avuto modo di fuggire prima che l’incendio fosse stato appiccato. In ogni caso potrò avere la conferma alle mie deduzioni solo dopo aver aperto l’armadietto” disse Conan.
“Si, capisco. Intendi tornare in quella stanza dopo pranzo?” chiese Ai.
“Si” rispose lui.
“Molto bene, allora verrò anch’io e non ammetto repliche!” disse la scienziatina superandolo e non dandogli il modo di ribattere.

‘Che strano, chissà come mai ha intenzione di venire per forza...d’accordo, c’è la possibilità che sia coinvolta l’organizzazione, ma solitamente quando è così cerca di stare il più lontano possibile dal pericolo e di convincermi a fare lo stesso, e allora perché è voluta venire in questo parco e adesso vuole aiutarmi nelle indagini? E’ strano, anche l’ultima volta che abbiamo avuto a che fare con loro si è comportata in un modo simile...da quel incontro con Vermouth è proprio cambiata!’ pensò Conan, sorpreso dal comportamento della scienziatina.

I Detective Boys, Conan e Ai, andarono a pranzo con il dottor Agasa, e con loro andò anche lo stesso Akamoto.
Dopo pranzo, il dottor Agasa regalò ai bambini un video gioco che aveva appena inventato e i tre Detective Boys si misero subito a giocare nella loro stanza d’hotel, mentre i due falsi bambini, approfittando del fatto, si recarono nuovamente nella stanza degli armadietti.

“Molto bene, adesso forse avremo la conferma dei miei sospetti...” disse piano Conan mentre si avvicinava all’armadietto n. 27 con l’orologio in mano.
Arrivato la davanti, digitò la sequenza di numeri scritta sull’orologio, e dopo pochi secondi di attesa, la serratura scattò.
Conan sorrise compiaciuto, mentre Ai lo guardava pensierosa.
Era molto tesa...chissà cosa avrebbero trovato la dentro!

“Molto bene, adesso non ci resta altro che guardare” disse Conan e aprì piano l’armadietto. All’interno vi erano un CD e diversi fascicoli. Il mini-detective prese per primo in mano il CD, stando attento a non lasciare impronte digitali.
Appena lo vide, Ai glielo prese di mano.

“Haibara che ti prende?” chiese Conan, guardando la scienziatina che sembrava aver riconosciuto quel CD. Era tutto nero, così come la custodia, e un po’ diverso dal normale.
“Questo CD...no, non può essere che...” sussurrò piano Ai. Sembrava come persa nei suoi pensieri.
“Haibara, non mi dire che questo è...eh?” Conan si interruppe all’improvviso, aveva sentito un rumore, qualcuno si stava avvicinando, o forse era già addirittura nella loro stessa stanza.

Chiuse l’armadietto in fretta, e presa per una mano Ai che stava ancora fissando quel CD, si nascose con lei in un angolino della stanza.
Stettero fermi in silenzio, mentre dei passi si avvicinavano.
Poi finalmente da dietro gli scaffali poterono vedere chi era ad aver fatto quei rumori.
Conan, che aveva temuto sul serio fosse qualcuno dell’organizzazione o Akamoto, trasse un respiro di sollievo, e allo stesso tempo si arrabbiò molto con i nuovi arrivati.

“Si può sapere che diavolo ci fate voi qui?” gridò contrariato. Si era spaventato sul serio!
“Piuttosto che ci fate voi qui! Perché siete venuti qui senza dirci niente?!” ribatterono i tre Detective Boys seccati.

La scienziatina intanto, che fino a un istante prima era ancora rimasta come ipnotizzata da quel CD, si riscosse dai suoi pensieri, e parve accorgersi solo allora dei nuovi arrivati e del fatto che Conan la stesse ancora tenendo per mano.
La sua mano era calda e a sentirla nella sua provò un certo sollievo dai pensieri che le avevano attraversato la mente quando aveva visto quel CD.
Era lui, era proprio il CD in cui l’organizzazione prima che fosse fuggita le aveva fatto mettere tutti i dati del farmaco sperimentale Aptx 4869.
Era li che si trovava la formula tanto cercata che avrebbe loro permesso di ritornare adulti e inoltre era molto probabile che in quel CD si trovasse anche qualcos’altro.
Già, quando lo aveva visto lei vi erano anche delle cartelle, naturalmente protette da passwords, che contenevano dei dati riguardanti l’organizzazione.
Ora, consapevole di questo, non sapeva se esserne contenta o meno.

Si voltò verso il ‘ragazzino’ accanto a lei.
Forse aveva già intuito dal suo comportamento l’importanza di quel CD...già, era molto probabile, dopotutto non era una deduzione così complicata per uno come lui.
Era quasi sicura che quando sarebbero rimasti soli avrebbe voluto subito aprirlo e controllare i dati. Certo, il CD era protetto...ma forse avrebbero potuto davvero accedervi e oltre ad avvicinarsi così al giorno in cui sarebbero potuti tornare adulti, avrebbero anche ottenuto importanti informazioni che gli sarebbero servite per sconfiggere gli uomini in nero.
Sapeva benissimo che Kudo-kun non vedeva l’ora di ritornare adulto e di affrontarli direttamente e che quindi appena ottenuto l’antidoto l’avrebbe subito assunto, ma lei?
Voleva davvero ritornare adulta?
Beh, fino a poco tempo fa si, anche lei avrebbe voluto riavere il suo corpo, ma ormai si era abituata a quella nuova vita, a vivere come una ‘normale’ bambina delle elementari, a vivere finalmente l’infanzia che le era stata tolta.
Si era ormai abituata alle buffe battute del dottor Agasa, al suo atteggiamento un po’ strano ma anche molto protettivo nei suoi confronti.
Si era abituata ai modi scherzosi e allegri dei Detective Boys, che poteva considerare dei veri amici, e si era abituata anche a lui...a Kudo-kun...
Lui, che all’inizio le aveva gridato in faccia che era solo un’assassina che non meritava alcun perdono, ma che poi le aveva dimostrato con il tempo di essersi pentito...
Lui, Kudo-kun, che all’inizio per lei non era altro che un soggetto interessante che con i suoi ideali stuzzicava la sua mente da scienziata, ma che adesso era il suo unico appoggio...
Lui, che per lei era più che un amico: era l’unico che si trovava nella sua stessa situazione e l’unico che per la prima volta le aveva promesso di proteggerla...
Lui era quel qualcuno di cui potersi fidare ciecamente, al quale affidare la propria vita, era quel qualcuno che prima d’allora non si era mai neanche sognata d’avere...

“Ehi, Haibara, stai bene? Hai una faccia strana...” disse Mitsuhiko, risvegliando Ai dai suoi pensieri.
“Io...si, sta tranquillo, sto bene...” disse piano.
Il suo viso era dipinto da un dolce sorriso.

Conan la guardò e il suo cuore iniziò a martellargli in petto.
In quei momenti non riusciva a non pensare a quanto fosse carina e dolce, e allo stesso tempo si rendeva conto di quanto fosse stata triste la sua vita...
Lei non era affatto la cinica scienziata senza sentimenti che aveva creduto essere all’inizio, no..., era solo una persona che purtroppo non aveva potuto né esprimere né provare veri sentimenti, che era stata costretta a nasconderli per poter sopravvivere.
Era una persona che aveva sofferto, ma che aveva avuto il coraggio di ribellarsi, di fuggire dagli uomini che avevano reso la sua vita un inferno.
Quel suo sorriso era così dolce, così bello, ma anche così triste...triste perché dietro di se nascondeva tutta la sofferenza che la scienziatina aveva dovuto sopportare per tutta la sua vita fino ad allora.
Guardandola si promise che l’avrebbe protetta, che l’avrebbe protetta anche a costo della propria vita e che allo stesso tempo avrebbe cercato di renderla felice, in modo da poter vedere finalmente un vero sorriso di gioia dipinto sul suo volto!

“Ehi, Conan, adesso anche tu sei rimasto imbambolato?” chiese Genta.
“Cosa?! Ah, no no...” disse Conan arrossendo, rendendosi conto di essere rimasto a fissare Ai a lungo.
“Ehi, come mai stai tenendo la mano ad Haibara?” chiese nuovamente il bambino quando si rese conto che i due erano rimasti in quella stessa posizione da quando li aveva incontrati.
“Eh? Ah!...” Conan resosi conto del fatto, e vedendo gli sguardi sorpresi dei bambini, stava quasi per lasciare la mano di Ai, quando sentì la scienziatina stringergliela più forte e mettersi a tremare.
Si voltò verso di lei, confuso, poi finalmente capì qual era la causa del suo comportamento.

“Allora Akamoto, si può sapere dove hai messo i fascicoli e il CD?” chiese una voce proveniente dal corridoio vicino, mentre i passi di tre uomini si avvicinavano.

Conan non ci mise molto a riconoscerla e strinse a sua volta più forte la mano della scienziatina.
I loro passi intanto si avvicinavano sempre di più e ormai i tre stavano quasi per entrare nella stanza in cui si trovavano i bambini.

“Ti conviene tirarli fuori in fretta Akamoto, altrimenti il prossimo che il Capo farà uccidere sarai tu!”, disse un uomo dai lunghi capelli biondi e dagli occhi di ghiaccio.


***

Ecco qua. Ringrazio Kikk@ e Shiho per il commento!
Come avete potuto leggere, il personaggio misterioso non è Vermouth e nemmeno Okiya. A questo proposito, mi sono dimenticata di dire all'inizio che questa fanfic inizia superggiù poco dopo l'episodio 'Black Impact' (425), e dunque i personaggi che nella storia di DC compaiono dopo potrebbero non esserci, o comunque essere inseriti successivamente. Il motivo è il fatto che non ho avuto il tempo di spoilerarmi molto, e dunque anche se conosco gli avvenimenti principali della trama fino a dove sono arrivati in Giappone, non conosco bene i caratteri di personaggi quali

SPOILER (click to view)
Eisuke e Okiya


che per questo motivo non ho ancora inserito nella fic... (Anche se forse ci sto facendo un pensierinoXD)

SPOILER (click to view)
In ogni caso, diciamo che dal punto in cui inizia questa fic Shuichi non è morto (sempre se nella storia lo è per davveroXD)

 
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Shiho_Haibara
view post Posted on 1/2/2008, 20:02




iiiiihhhhhhhh!!!! Bellooooo!!!! me curiosa!!!
 
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Belmot
view post Posted on 2/2/2008, 22:18




Grazie mille Shiho_Haibara per il commento, ecco qui il continuo:

05) INCONTRO INASPETTATO 2° PARTE
“Ti conviene tirare fuori il CD e i fascicoli in fretta Akamoto, altrimenti il prossimo che il Capo farà uccidere sarai tu!”, disse un uomo dai lunghi capelli biondi e gli occhi di ghiaccio.
“Si, certamente Gin” disse Akamoto entrando nella stanza.
“Sono qui dentro” disse di nuovo, arrivato davanti all’armadietto n. 27.
“Lo spero per te” disse lo stesso uomo, accendendosi una sigaretta.

“Allora, come è andato l’omicidio di quel Katoshi?” chiese intanto il terzo uomo, Vodka.
“Bene, il piano che mi avete detto di mettere in pratica ha funzionato a meraviglia, hanno subito arrestato la sua segretaria. Tutto merito di quel veleno che mi avete dato. Chi avrebbe mai sospettato del fatto che in realtà Katoshi avesse assunto il veleno che l’ha ucciso il giorno prima e non poco prima l’inaugurazione!? E poi mettendo quel altro veleno nella tazzina da caffè non appena Katoshi è andato a fare il suo discorso, la polizia non ha avuto dubbi!” disse Akamoto sorridendo.
“Mpuff, quel veleno è molto prezioso, sai? Pensa, l’abbiamo sviluppato partendo dalle ricerche di Sherry, certo, i nostri scienziati ci hanno messo molto di più di quanto ci avrebbe messo lei, ma non abbiamo avuto scelta, dato che ormai è da diversi mesi che ci ha tradito...” disse Gin.

Ai strinse ancora più forte la mano di Conan sentendo quelle parole.
Erano riusciti a nascondersi prima dell’arrivo di quegli uomini nell’armadio presente nella stanza.
I Detective Boys all’inizio avevano fatto storie chiedendo di sapere il perché, ma poi, vedendo arrivare quei tre uomini poco raccomandabili, erano rimasti in silenzio.
Il gruppetto così si ritrovava ad ascoltare la discussione di quei tre e riusciva anche a vedere tutto tramite una piccola fessura.

“Non siete ancora riusciti a trovarla?” chiese Akamoto mentre trafficava con la serratura.
“No...l’abbiamo incontrata qualche mese fa, ma è riuscita a scappare. Sembra che si sia fatta aiutare da qualche detective” rispose Vodka.
“Allora, questo CD?” chiese impaziente Gin, che di quel detective non voleva nemmeno sentirne parlare.
“Si, ecco...” disse Akamoto aprendo l’armadietto. Appena ne vide il contenuto impallidì.
I fascicoli c’erano, ma il CD sembrava sparito.
“Allora?” chiese ancora Gin guardandolo con degli occhi di ghiaccio.
“Io...fino a poco fa era qui, non capisco...” disse Akamoto iniziando a sudare freddo.
“Molto bene, se è questa la tua risposta...”.
Gin estrasse la pistola puntandogliela contro, imitato da Vodka.

“No, no...aspettate un attimo! Forse ho capito, devono essere stati i bambini a prenderlo, li ho visti qualche ora fa in questa stanza...” disse Akamoto mettendo le mani in alto e appoggiando la schiena ad un armadietto.
Conan e gli altri intanto iniziarono a sudare freddo.

“Che bambini?” chiese Gin senza smettere di puntargli la pistola contro.
“Sono qui con un mio amico. Sembra siano fissati dall’idea di giocare ai detective, e uno di loro un tipetto con i capelli neri e gli occhi azzurri e un paio di occhiali, mi ha anche chiesto quale fosse il mio numero di armadietto...” disse Akamoto.
“E tu gli hai risposto?” chiese sprezzante Gin.
“Beh, non aveva la combinazione, non avrebbe comunque potuto aprirlo, e io...” Akamoto cercò di giustificarsi in qualche modo.
“Mpuff, forza, vai a cercare quei bambini e fatti dare il CD...anzi...dicci chi è questo tuo amico e ci pensiamo noi a insegnargli ad educare dei mocciosi” disse Gin, posando la pistola ma continuando a guardarlo con degli occhi di ghiaccio.

‘Oh, no! Faranno del male ad Agasa!’ pensò Conan, mentre la scienziatina accanto a lui lo guardò negli occhi altrettanto preoccupata.
Doveva fare qualcosa, ma cosa?

“Forza, portaci da quel tuo amico!” disse Gin minaccioso.
“Beh, ecco...cosa volete fargli? Lui non ha fatto niente e...” disse Akamoto, ma ad un tratto i tre sentirono un rumore.
Gin si voltò sfoderando nuovamente la pistola e i tre si guardarono intorno.

“Ahahah, a quanto pare i bambini di cui parlavi sono ancora qui, nascosti da qualche parte...” disse ridendo, e iniziando a cercare fra gli armadietti, facendo segno a Vodka di fare lo stesso.
Poi ad un tratto sentirono una voce.
“Cercavate forse questo?” chiese un uomo sulla trentina.
“Ryuichi!” esclamò Akamoto.
“Ah, sei tu...hai trovato il CD?!” disse Gin guardandolo.
“Come fai a conoscerlo?” chiese l’ingegnere.
“Si, esatto, era la a terra” disse Ryuichi ignorando Akamoto e indicando un punto alle sue spalle.
“Hai visto forse qualcun altro oltre noi in questa stanza?” chiese ancora Gin.
“No, non c’era nessuno. Comunque, se vi siete insospettiti a causa di qualche rumore, state pure tranquilli che è stata colpa mia, ho urtato per sbaglio un armadietto mentre mi chinavo per prendere il CD” rispose lui.

Gin lo guardò un po’ incerto, poi però posò la pistola, prese il CD e andò nuovamente da Akamoto, facendosi dare anche i fascicoli.

“A quanto pare ti è andata bene per stavolta, forse i bambini ci hanno solo giocato e poi lo hanno lasciato la...Comunque dammi i fascicoli e sparisci dalla mia vista, ma fai un altro passo falso come questo e...” Gin non continuò la frase, ma dal suo sguardo si poteva facilmente intuire cosa sarebbe successo se Akamoto avesse commesso qualche altro errore.
“Si, sta tranquillo, non succederà più...ma, non credevo che anche tu Ryuichi facessi parte dell’organizzazione...” disse lui deglutendo, rivolgendo all’ ‘amico’.
“Infatti non sono chi tu credi io sia. In realtà Ryuichi Akano non esiste, ho assunto questa identità solo per tenerti d’occhio” rispose lui, per poi gettare un’occhiata all’armadio vicino e allontanarsi seguito da Gin e Vodka, lasciando Akamoto impallidire ancora di più.

L’ingegnere non appena i tre se ne furono andati, emanò un sospiro di sollievo, e, chiuso l’armadietto, uscì a sua volta dalla stanza barcollando.
Quando se ne fu andato, anche i bambini uscirono dall’armadio, e si sedettero a terra, sospirando anch’essi di sollievo.

“Accidenti, quegli uomini era armati!!!” esclamò Ayumi spaventata.
“Già, e poi hai visto quello con quei capelli biondi? Al solo guardarlo negli occhi me la sono quasi fatta addosso!” disse Genta, spaventato anche lui.
“Ma avete sentito i loro discorsi? Quel uomo ha detto che è stato lui ad uccidere il presidente del parco!” esclamò Mitsuhiko.
“Conan, secondo te cosa dovremmo fare adesso?” chiese poi.

Il mini-detective stava ancora tenendo la mano di Ai, e stava riflettendo sulla situazione.
Era stato sul punto di avvicinarsi al giorno in cui sarebbe potuto tornare adulto, e invece...
Aveva dovuto per forza liberarsi di quel CD, in quanto altrimenti a rimetterci sarebbero stati il dottor Agasa e i bambini accanto a lui.
La cosa che più lo avevo sorpreso però era stato il comportamento di quel Ryuichi...perché li aveva salvati se era uno dell’organizzazione? E perché aveva sviato le tracce dei compagni?
Era sicuro che fosse entrato non appena lui era uscito da quel armadio e aveva poggiato il CD a terra, infatti proprio a causa del suo arrivo aveva dovuto fare in fretta e aveva provocato quel rumore!
Chissà chi era quel uomo...aveva detto che Ryuichi Akano non era il suo vero nome, ma allora chi era?

“Ehi, Conan? Conan!?” lo chiamarono i tre bambini in coro.
“Ah, si...dobbiamo subito andare dalla polizia e riferire ciò che abbiamo sentito, dopodichè dovremo trovare delle nuove prove per incastrarlo, anzi...forse è meglio se prima andiamo all’albergo dal dottor Agasa” disse Conan.
“D’accordo, andiamo” dissero gli altri tre bambini, incamminandosi.

Conan si voltò verso la scienziatina che aveva ancora un’espressione sconvolta in volto.
Doveva essere stato un duro colpo per lei trovarseli davanti, e in più dover anche ascoltare quei discorsi.
Avevano parlato anche di lei...delle sue ricerche.

“Senti Haibara...” iniziò Conan me lei lo interruppe:
“A quanto pare ancora un’altra persona è morta per colpa mia Kudo-kun..., e chissà quante ancora ne moriranno...” disse lei.
Aveva la testa abbassata, e i suoi occhi come gran parte del suo viso erano ricoperti dai capelli.

“Non merito di vivere...moltissime persone sono morte a causa mia...Avevi ragione al nostro primo incontro...io sono solo un’assassina, le mie mani saranno per sempre ricoperte dal sangue...dal sangue di persone innocenti...” disse piano, mentre delle lacrime iniziavano a scenderle sul volto e arrivavano a terra. Conan la guardò per qualche istante, poi la prese per le spalle e le fece alzare lo sguardo verso di lui.

“Haibara, io...io quella volta ho detto solo un mucchio di sciocchezze! Allora non ti conoscevo bene...e tutto quello che ho detto era dettato solamente dall’ira! Io non penso affatto che tu sia un’assassina! Tu non lo sei, hai capito Haibara? Tu sei stata per tanti anni vittima di quegli uomini, ciò che hai fatto non è stato per tua scelta! Ma io ti prometto, Haibara, che un giorno riuscirò finalmente a sbatterli in prigione e a vendicare tutti coloro che sono morti a causa loro! Ma per farlo...ho bisogno anche del tuo aiuto...Haibara, tu non puoi morire, perché ho bisogno di te! Ti prego, vuoi aiutarmi a vendicarli tutti, a vendicare tua sorella?!” chiese il Detective, i suoi occhi erano un po’ lucidi, ma al tempo stesso decisi.

Le sue parole apparvero piene di determinazione e allo stesso tempo d’affetto, e la scienziatina sentendole si sentì subito meglio, anche se non poté fare a meno di pensare a sua sorella, alla sua Akemi...

“Si...” disse piano, asciugandosi le lacrime.
Conan la osservò, rivolgendole un sorriso, per poi darle un fazzoletto.

“Coraggio Haibara, ce la faremo, e nel frattempo, perché non mi fai vedere un altro dei tuoi bellissimi sorrisi?” disse Conan, per poi avvampare non appena si rese conto delle sue ultime parole.
Ai lo guardò negli occhi, un po’ sorpresa dalle sue parole, e stava per chiedergli qualcosa, quando la voce dei Detective Boys li chiamò.

“Ehi ragazzi! Ci avete detto di andare avanti e ancora non arrivate!” li stava chiamando Genta.
“Arriviamo subito!” rispose Conan, per poi rivolgere un altro sorriso imbarazzato alla scienziatina, che all’inizio lo guardò come incantata per qualche secondo e che poi gli rivolse un’occhiata sorpresa.
Lui si limitò ad alzarsi e a voltarsi di scatto.

“Forza Haibara, ci stanno aspettando...ma prima ci terrei a ripeterti ancora una cosa...ricorda, io ci sarò sempre per te quando ti sentirai triste, ho giurato di proteggerti, e intendo mantenere la mia promessa!” disse poi deciso, mentre ancora una volta le sue guance si imporporavano.
“Si...” disse Ai alzandosi, mentre un lieve sorriso compariva sul suo volto.

Le sue parole le erano servite moltissimo, adesso aveva ritrovato la forza di andare avanti e allo stesso tempo si era tolta un peso dal cuore...quel peso che consisteva nelle parole che il detective le aveva rivolto il giorno del loro primo incontro.
Era stato un sollievo per lei sentire dalle sue stesse labbra che per lui non era più un’assassina. Raggiunse il detective sorridendo e lui le sorrise a sua volta, dopodichè insieme raggiunsero i Detective Boys.

Uscirono in fretta dal parco, e mentre erano sulla via per l’hotel, incontrarono nuovamente Akamoto.
Conan disse piano agli altri di comportarsi come se niente fosse.
L’uomo era ancora molto scosso, e apparve piuttosto arrabbiato e distaccato con loro, anche se cercò di non darlo a vedere. A
rrivati all’hotel al quale lo stesso Akamoto alloggiava, l’uomo si separò dai bambini.

“Conan, e adesso? Non dovevamo andare dalla polizia?” chiese Mitsuhiko quando furono soli.
“Hai visto come si è comportato? Ce l’ha con noi perché per poco quelli non l’uccidevano!” disse Genta.
“Sentite ragazzi, per oggi credo sia meglio tornare nella nostra stanza e informare solo il dottor Agasa. Non abbiamo ancora le prove necessarie ad incastrarlo” disse Conan.
“Ma come?! Abbiamo sentito le loro parole! E poi Conan, non ci hai detto tu stesso che dovevamo andare dalla polizia?” chiese Mitsuhiko.
“Vedete, noi siamo bambini, e se avanziamo accuse senza prove concrete, dato che la polizia crede di aver trovato già un colpevole, non ci terranno di conto. Ma se invece troviamo delle vere prove e intanto informiamo un adulto di ciò che successo, allora le cose cambiano” spiegò Conan.
“E come intendi trovare delle vere prove da solo?” chiese Genta.
“In realtà qualche prova ce l’ho già, e dopo questo breve incontro con Akamoto, presto ne avremo delle altre!” disse Conan, accendendo il radar che aveva negli occhiali.
“Non mi dirai che...?” Ai lo guardò sorpresa, mentre sul viso di lui si dipingeva il suo solito sorriso soddisfatto.
“E’ così! Prima di separarci gli ho attaccato addosso una microspia” spiegò Conan soddisfatto.
“Wow Conan! Così mentre staremo tranquillamente nella stanza d’hotel, potremo ascoltare ciò che fa Akamoto e sapere dove si trova, e dunque trovare delle vere prove contro di lui!” esclamò Mitsuhiko.
“Esatto, e in più grazie all’aggiornamento degli occhiali che il dottor Agasa ha effettuato da poco, ci sarà possibile anche registrare i suoi dialoghi, e dunque avere delle prove più che convincenti” disse Conan.
“Che bella idea! Evvai, forza ragazzi! Squadra dei Giovani Detective in azione!” esclamò Genta.
“Mi dispiace ragazzi, ma non credo che potrete ancora giocare ai Detective” disse però una voce.

 
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view post Posted on 3/2/2008, 17:12




woooooooooow!!!!!!!!!!!!!! figata!!!!!!!!!!!!!!!!! :woot: :woot: :woot:

CI RIPROVO... E' VERMOUTH!!!! :D :D :D :D

SPOILER (click to view)
cmq non ho capito adesso chi sarebbe sto okiya o come si chiama... qualcuno vorrebbe aggiornarmi please!!! ^_^
 
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Shiho_Haibara
view post Posted on 3/2/2008, 17:35




bellissimo!!!
CITAZIONE
Chissà chi era quel uomo...aveva detto che Ryuichi Akano non era il suo vero nome, ma allora chi era?

ehhh!!
 
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Belmot
view post Posted on 3/2/2008, 17:44




Grazie mille kikk@ e Shiho^^, chi lo sa se quel personaggio è davvero Vermouth...XDXDXD
Comunque,

SPOILER (click to view)
Okiya è un personaggio comparso da poco negli ultimi file in jap. Da quello che ho sentito dire (i file non li ho letti), Conan gli ha dato le chiavi di casa sua, e dunque in un certo qual senso è il nuovo vicino di Ai e Agasa. Si dice che potrebbe essere Shuichi stesso che in realtà non è morto ma si è nascosto, ma queste sono solo supposizioni.


Forse posto il continuo stasera stessa, vedremo...
 
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Belmot
view post Posted on 4/2/2008, 16:23




Ecco qui il sesto capitolo, ieri sera non sono riuscita a postarlo:


06) ALLA RICERCA DI PROVE
“Mi dispiace ragazzi, ma non credo che potrete ancora giocare ai Detective” disse una voce.
“Eh? Mamma!” esclamò Genta.
“Mamma, ci sei anche tu?!” esclamò a sua volta Mitsuhiko.
“Già, e ci sono anch’io, Ayumi” disse il padre della bambina.
“Come mai siete qui?” chiese Mitsuhiko.
“Abbiamo sentito ciò che è successo al telegiornale, e resici conto del fatto che ultimamente voi bambini vi siete imbattuti più volte in casi del genere, abbiamo deciso di venirvi a prendere” spiegò la madre di Mitsuhiko.
“Infatti, questo genere di cose non sono adatte a bambini della vostra età e poi in ogni caso il parco non sarà aperto, dunque non avete ragioni per restare qui!” disse il padre di Ayumi.
“Ma papà!” esclamò Ayumi.
“Ma papà niente...siamo venuti qui per portarvi a casa, non credo sia più il caso farvi vivere esperienze simili, se ne avrete ancora voglia, quando sarete adulti allora potrete fare i detective quanto volete, ma per il momento è meglio di no. Naturalmente non ce l’abbiamo con lei dottor Agasa, e dato che i bambini si divertono molto con lei non intendiamo impedir loro di frequentarla e di partecipare alle sue gite, ma la preghiamo di informarci se avvengono nuovamente casi del genere quando sono con lei” disse lui.
“Si, certamente...” rispose il dottore.
“Forza bambini, adesso andiamo!” i tre genitori salutarono Ai, Conan e il dottor Agasa e se ne andarono con i loro figli.

“Incredibile! A quanto pare quei tre facevano sul serio, professore” disse Ai.
“Già...” rispose Agasa.
“E’ meglio così...le cose si stanno facendo molto pericolose, e non vorrei che dei bambini rimanessero coinvolti” disse Conan.
“Mmm, che cosa è successo Shinichi?” chiese Agasa vedendolo serio.
“Le spiegherò più tardi professore, prima è meglio tornare in stanza” rispose il detective.

I tre entrano all’interno dell’hotel, e arrivati nella loro stanza, Conan attivò i suoi occhiali e li collegò al computer per registrare tutto ciò che stava facendo Akamoto, mentre Ai iniziò a spiegare al dottor Agasa ciò che era successo.

“Capisco! Accidenti, l’avete scampata grossa! Gin e Vodka potevano uccidervi! Certo che non avrei mai immaginato che Toshiha facesse parte dell’organizzazione...” disse lo scienziato con la testa china, non appena fu informato degli avvenimenti del giorno.
“Purtroppo è così professore, ed è anche il colpevole dell’omicidio del signor Katoshi, e forse anche dell’incendio di qualche settimana fa” disse Conan.
“Già, lo abbiamo intuito dai suoi discorsi con Gin e Vodka...e per uccidere Katoshi ha utilizzato un veleno che agisce in ritardo, un veleno che quelli dell’organizzazione hanno creato a partire dalle mie ricerche sull’Apotoxin...” disse Ai, anche lei con la testa china.
“Forse è meglio per il momento non parlare più...sembra che Akamoto stia ricevendo una telefonata” disse Conan, avviando la registrazione.

“Pronto...si...si, sono nella mia stanza d’hotel Ryuichi...d’accordo...manderai qualcun altro? Ehm, va bene...domani mattina alle 8 ai magazzini? D’accordo, ci sarò...”.

“A quanto pare ha un appuntamento proprio con l’uomo che volevo tanto incontrare!” disse Conan sorridendo soddisfatto.
“Kudo-kun, è pericoloso! E’ vero, quel uomo ci ha coperto, ma non possiamo sapere le sue vere intenzioni!” disse Ai.
“Lo so, ed è per questo che domani mattina alle 8 mi farò trovare li nascosto! Per scoprirle!” disse il detective.
“Sei sicuro Shinichi? Ai ha ragione, potrebbe essere pericoloso, sono quelli dell’organizzazione, non dei normali criminali!” disse Agasa.
“Vede professore...se voglio davvero tornare adulto devo riavere quel CD, ed è quindi necessario affrontarli direttamente!” rispose Conan.
“In ogni caso...fra un po’ Akamoto dovrebbe ricevere anche qualche altra visita, e forse riusciremo anche a trovare delle prove contro di lui per l’assassinio del presidente” disse poi.

Qualche minuto più tardi qualcuno bussò alla porta della stanza di Akamoto.
“Ah...Vodka, sei tu...” disse l’ingegnere.
“Si, Gin mi ha mandato al suo posto non appena ha ricevuto la telefonata di Akano” rispose l’uomo.
“Vogliono entrambi essere sicuri che tu non abbia lasciato prove quando hai appiccato l’incendio e quando hai ucciso Katoshi” disse poi, quando si fu seduto.
“Naturalmente no...io...”
“Beh vedi, vogliamo esserne sicuri, ti conviene raccontarmi tutto nei minimi dettagli, perché altrimenti...beh...sai, Gin e quello che tu credi sia Akano hanno un certo senso per scoprire anche errori insignificanti, diciamo che possiedono una certa qualità che gli permette di scovare anche le più piccole informazioni. Io credo ti convenga ammetterlo se hai commesso degli errori, perché oltre a questo, possiedono una certa influenza sul capo, e gli basterebbe una telefonata per ricevere l’ordine di ucciderti se tu diventassi scomodo nei confronti dell’organizzazione” disse Vodka, sorridendo.
“Io...non ho commesso alcun errore...quella sera...beh, quella sera mi sono allontanato con la scusa di dover dare istruzioni a quelli del cantiere e ho appiccato l’incendio come mi avete detto. Loro credevano che se avessero fatto tutto quello che mi avete chiesto di dirgli li avrei risparmiati, e dunque non sospettavano minimamente che li avrei uccisi comunque, dato che erano comunque dei traditori. E poi...Katoshi...beh, lui credeva che se mi avrebbe pagato bene avrei chiuso un occhio su di lui e non vi avrei detto che anche lui era un traditore...ma io sono stato leale...appena l’ho scoperto vi ho detto tutto. Dopotutto mi avevate dato quel CD per saper riconoscere dei possibili traditori, in quanto sospettavate ce ne fossero degli altri...E poi, mi avete dato anche le istruzioni per ucciderlo e quel veleno...e io dopo averlo incontrato il giorno prima e farglielo assumere, ho anche sistemato tutto facendo credere alla polizia che fosse stata la segretaria ad ucciderlo, mettendo dentro la tazzina quel altro veleno che sembra simile a quello che mi avete dato in quanto a tracce e ad effetti”.

Akamoto spiegò tutta la dinamica dell’omicidio e dell’incendio cercando di apparire sicuro, anche se in realtà stava sudando freddo e temeva che quel ‘Ryuchi’ e Gin potessero trovare un qualche errore nello svolgimento dei suoi piani che lo avrebbe potuto portare alla morte.

“D’accordo Akamoto...a quanto pare hai svolto tutto alla perfezione come ti abbiamo detto...ma io ogni caso vedi di presentarti all’appuntamento di domani mattina, sempre se ci tieni ancora alla pelle, e io credo di si” disse Vodka, alzandosi e uscendo dalla stanza.

“A quanto pare è andato tutto come immaginavo” disse Conan, dopo aver ascoltato la conversazione dei due uomini.
“Già...adesso abbiamo prove a sufficienza per farlo arrestare, ma forse è meglio aspettare prima il suo incontro con quelli dell’organizzazione, dato che se lo facciamo arrestare prima non si presenterà al loro appuntamento e potrebbero insospettirsi e persino risalire a noi...” disse Ai, seria.
“Si, infatti...domani mattina quando io andrò al loro incontro, tu e il dottor Agasa dovrete intanto chiamare la polizia” disse Conan.
“No, Kudo-kun...non ti farò andare da solo...” disse Ai, decisa.
“Sarebbe più pericoloso se venissi tu Haibara! Gin potrebbe riconoscerti...loro hanno una fotografia di te da bambina!” ribatté il detective.
“Kudo-kun! Quel uomo è morto anche per colpa mia, e quel CD è importantissimo per ritornare adulti e sconfiggere quelli dell’organizzazione! E poi...non sei stato tu a dirmi che avevi bisogno del mio aiuto per sconfiggerli? Se vai da solo potresti essere scoperto più facilmente...hai bisogno di una mano!” disse la scienziatina guardandolo negli occhi.
“Sentite ragazzi...forse è meglio se non ci va nessuno di voi due...è davvero troppo pericoloso! Casomai potremmo mandarci la polizia, che dite?” chiese Agasa.
“No...se ho ragione sull’identità di quel Ryuichi, e se un po’ ho imparato a conoscere anche Gin...la polizia dovrà essere chiamata dopo che tutti loro si troveranno in quei magazzini, perché altrimenti potrebbero prevedere la nostra mossa. In ogni caso...d’accordo, Haibara...puoi venire con me...ma se qualcosa si mette male, devi promettermi che fuggirai senza fare tante storie! Hai capito?” disse il detective.

La scienziatina sussultò. Le sue parole erano cariche di determinazione e forse anche di qualcos’altro...era forse preoccupato per lei?
Non ne era sicura, in ogni caso annuì, anche se in cuor suo sapeva che se sarebbero stati in pericolo lei non sarebbe mai fuggita senza di lui, piuttosto si sarebbe sacrificata per quel detective che era diventato la sua unica ragione di vita!

***

Il mattino dopo i tre si svegliarono presto, riparlarono degli ultimi dettagli del loro piano, e si divisero.
Conan e Ai si recarono subito ai magazzini, stando attenti a non farsi notare da nessuno, mentre il dottor Agasa si recò dalla polizia.
Conan a riguardo aveva detto allo scienziato di spiegare tutto alla polizia solo dopo le 8, ora in cui ci sarebbe stato l’incontro degli uomini in nero con Akamoto e di farli partire alla volta dei magazzini solo dopo che lui gli avesse fatto uno squillo sul cellulare come segnale.
Il detective infatti prima di far arrivare la polizia voleva essere sicuro che quei 4 non sospettassero nulla e che si trovassero tutti all’interno di quei magazzini, in modo da non farli scappare e allo stesso tempo da raccogliere più informazioni possibili sulla collocazione del CD.
Aveva detto però ad Agasa per sicurezza di non rivelare molto su quel organizzazione alla polizia, in quanto preferiva informare a riguardo solo l’FBI, che aveva già contattato all’insaputa di Ai e del professore.

I due bambini arrivarono ai magazzini un quarto d’ora prima dell’ ‘appuntamento’, e si nascosero li vicino, dietro ad una parete che si trovava posteriormente e che era rimasta miracolosamente in piedi in mezzo alle macerie e alla cenere dell’incendio.
La parete era perfetta per spiare all’interno senza farsi notare, in quanto presentava una fessura dalla quale i due potevano osservare bene ciò che succedeva senza correre il rischio che quegli uomini potessero notarli, e anche se si trovava abbastanza lontana da essi, e forse non sarebbe loro stato possibile ascoltare tutti i loro dialoghi normalmente, Conan era sicuro di poterci riuscire grazie alla microspia che si trovava ancora addosso ad Akamoto.

Circa 10 minuti dopo, arrivò anche l’ingegnere, che portava in mano una strana valigetta.
Il suo sguardo era come perso nel vuoto e non ci voleva molto a capire quanta paura avesse a incontrare nuovamente quegli uomini.
L’ingegnere comunque entrò dentro ai magazzini, o meglio ai loro resti e iniziò a camminare avanti e indietro, aspettando l’arrivo degli altri, mentre i suoi passi provocavano sul pavimento bruciato uno strano ticchettio.

Dopo altri 5 minuti, alle 8 in punto, una Porche nera posteggiò proprio davanti ai magazzini, e ne uscirono due uomini, Gin e Vodka.
Akamoto, vedendoli da lontano, si fermò e aspettò che i due superassero le transenne.

“Vedo che hai portato la valigetta...” disse Gin con un ghigno.
“Si, certo...proprio come mi ha detto Ryuichi, ma adesso lui dov’è?” chiese Akamoto.
“Ha avuto un contrattempo, arriverà più tardi. In ogni caso possiamo iniziare la transizione prima del suo arrivo” rispose lui.

‘Accidenti...quel altro non è ancora arrivato...devo aspettare un altro po’...’ pensò Conan guardando i tre uomini.
La scienziatina intanto se ne stava ferma accanto a lui.
Guardava ciò che stava succedendo senza battere ciglio, e stranamente non stava affatto tremando a causa della presenza di quegli uomini.
Il detective la guardò un attimo, poi però decise di concentrarsi sul dialogo dei tre.

“Molto bene...a quanto pare ci sono tutti i farmaci che ti avevamo prestato, sia l’Apotoxin in caso di emergenze, che il nuovo farmaco che hai usato per uccidere Katoshi, del quale ne manca solo una fiala. Direi che forse ti sei comportato bene dopotutto...a questo punto credo che potrei anche crederti e lasciarti in vita senza dover prima incontrare Akano, o almeno per stavolta...” disse Gin, non appena ebbe guardato dentro la valigetta.
La chiuse e si allontanò seguito da Vodka.

‘Oh no! Accidenti...se ne stanno andando!’ pensò Conan, facendo in fretta uno squillo al cellulare del dottor Agasa.
‘Speriamo che non se ne vadano proprio ora!’ pensò poi.

“Un momento” disse Akamoto.
“Si, cosa c’è?” chiese Gin senza voltarsi.

Conan sospirò di sollievo, sperando che Akamoto potesse trattenere di più quegli uomini, almeno fino all’arrivo della polizia.

“Non credete di stare dimenticando qualcosa? Per svolgere i compiti che mi avete affidato ho rischiato molto e adesso vorrei la mia ricompensa!” disse l’ingegnere, trovando non si sa dove il coraggio per pronunciare quelle parole.
“La tua ricompensa?! Ahahah, dopo aver rischiato di perdere il nostro CD non meriteresti niente! In ogni caso...se preferisci così aspettiamo Akano...forse il capo l’ha informato sulla ricompensa da darti, sempre che lui non abbia trovato un qualche errore nel piano che hai svolto!” disse Gin sorridendo, per poi fermarsi e tornare nei magazzini con Vodka.

Conan non perse d’occhio neanche un istante i tre uomini.
Vodka se ne stava fermo impassibile, osservano gli spostamenti di Akamoto, che invece aveva iniziato a fare avanti e indietro.
Gin invece teneva gli occhi chiusi e fumava la sua solita sigaretta.
Ad un tratto però li aprì di scatto è fisso a sua volta Akamoto. Gli si avvicinò veloce, con il suo solito sguardo di ghiaccio.

Akamoto si fermò ed impallidì, credendo che lo volesse uccidere, ma poi Gin si fermò di scatto, e continuando a guardarlo parlò:
“Alza il piede destro” disse, secco.

 
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view post Posted on 4/2/2008, 21:55




e dopo quello sinistro.... LO VEDI STAI VOLANDO!!!! :woot: :woot: :woot:


:crepo: :crepo: :crepo:

che bello!!!!!!!!!!! non vedo l'ora di leggere il continuo anche se non ti sembra aver fatto riskiare molto all'organizzazione ad incontrarsi nell'luogo dell'incendio dove magari ci sarebbero stati all'insaputa anche piccoli via vai della polizia?... secondo me non l'avrebbero mai fatto.... meglio se l'incontro fosse avvenuto sulla torre di tokio così conan e ai facevano tipo titanic!!! :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes:
ASPETTO IL PROX!!!!

SPOILER (click to view)
Adesso ho capito chi è sto tizio, sapevo che conan aveva dato le kiavi di casa sua a sto quà ma nn mi ricordavo il nome, ecco perchè XD
 
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Shiho_Haibara
view post Posted on 5/2/2008, 21:04




CITAZIONE
Akamoto si fermò ed impallidì, credendo che lo volesse uccidere, ma poi Gin si fermò di scatto, e continuando a guardarlo parlò:
“Alza il piede destro” disse, secco.

iiiihhh... la vedo male....
Bellissimo!!! sono veramente curiosa di leggere il prossimo capitolo!!

SPOILER (click to view)
io ho letto anche (da qualche parte...) che Okiya sembra osservare Ai, ma non saprei...SPERO si chi dicono che sia!
 
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Belmot
view post Posted on 6/2/2008, 13:24




Grazie mille kikk@ e Shiho_Haibara! Diciamo che per l'incontro dei Mib con Akamoto non hanno rischiato molto perchè l'incendio era avvenuto già da un bel po' di tempo, e ormai l'unico a controllare la zona era 'Ryuichi' e non la polizia. Comunque grazie per avermelo fatto notare^^.
Ecco qui l'altro capitolo:

07) UN AIUTO INASPETTATO
“Alza il piede destro” disse Gin, secco.
“Eh, che cosa?” chiese Akamoto sorpreso.
“Ti ho detto di alzare il piede destro!” ripeté lui furioso.

L’altro, sentendo i suoi occhi di ghiaccio addosso, deglutì e ubbidì all’ordine del killer. Quest’ultimo guardò la scarpa di Akamoto e prese dalla suola qualcosa.
Vodka e l’ingegnere lo guardarono sorpresi.

“A quanto pare un errore l’hai commesso...ti sei fatto piazzare una cimice addosso da qualcuno, e non te ne sei accorto fino ad ora!” disse arrabbiato Gin, guardando la micro-spia.

Conan sussultò, sentendo chiarissime le parole dell’uomo.
Avevano trovato la micro-spia che aveva piazzato addosso ad Akamoto il giorno prima!
‘Ma come ha fatto?’ pensò il detective, per poi rendersene conto.
Akamoto non aveva fatto altro che camminare avanti e indietro e anche se la chew-gum aveva mantenuto intatta la microspia, causava naturalmente dei piccoli rumore ogni volta che l’ingegnere si muoveva.

“Ma guarda...è lo stesso tipo di microspia che Sherry ha piazzato nella nostra macchina prima del nostro incontro all’Haido City Hotel, e che qualcuno ha piazzato anche addosso a Kir durante una delle nostre missioni!” disse Gin, distruggendo la cimice.
‘Accidenti! Adesso non riesco a sentire niente, devo per forza avvicinarmi!’ pensò Conan.

“Parla! Chi hai incontrato ultimamente che può averti messo addosso questa?” chiese poi l’assassino, rivolgendosi all’ingegnere.
“Io...io non lo so...potrebbe essere stato Katoshi, oppure la polizia, io non credo di aver incontrato nessun altro che può aver...” disse Akamoto, ma poi fu interrotto.
“Ricordi i bambini di cui ci hai parlato ieri? Non possono essere stati loro?...Un bambino con i capelli neri e gli occhiali...” Gin si interruppe, ricordando la missione che poco tempo prima aveva attuato con Kir, Vodka, Chianti, Korn e Vermouth.

In quel occasione aveva sospettato che a piazzare addosso a Kir la microspia fosse stato il detective Mouri. Erano dunque andati ad ucciderlo, ma proprio quando stavano per sparargli, un bambino dai capelli neri con un paio di occhiali aveva tirato una pallonata al vetro della finestra dell’Agenzia Investigativa Mouri e subito dopo era intervenuta l’FBI...che il bambino di cui parlava Akamoto fosse lo stesso?
‘No...non può essere, anche se...ne dovrò parlare con Vermouth...’ pensò Gin, per poi risvegliarsi dai suoi pensieri.

“No...i bambini non credo possano aver fatto qualcosa...insomma...me ne sarei accorto...” disse piano Akamoto.
“E quel tuo amico? Hai fatto qualcosa per la quale possa sospettare di te?” chiese Gin.
“No, lui era un mio compagno di università, non ci vedevamo da anni, non può aver scoperto tutto, non posso credere che sia stato lui!” disse l’ingegnere.
“Tzk, per sicurezza andremo comunque a controllare personalmente” disse Gin, facendo segno ad Akamoto di fargli strada.
“Beh Gin, potrebbe anche essere che a piazzare la cimice addosso ad Akamoto sia stato qualcun altro, anzi ne ho quasi la certezza...è meglio non perdere tempo cercando questo suo amico, o almeno non per il momento...” disse una voce.

L’uomo si voltò, incrociando lo sguardo con un paio di occhi di ghiaccio simili ai suoi.
Conan, approfittando della distrazione degli uomini, si spostò cauto più vicino ai magazzini, seguito dalla scienziatina.

“Ryuichi...” sussurrò Akamoto.
“Mmm, non hai ancora capito che Ryuichi non esiste, non è vero?” chiese lui, zittendo l’ingegnere.
“Che cosa intendi dire, comunque?” chiese Gin.
“A quanto pare il nostro amico non si è accorto subito della cimice che gli hanno piazzato addosso. Come minimo gliel’hanno messa ieri e dunque è molto probabile che abbiano ascoltato se non tutti, almeno parte dei nostri discorsi con lui...” iniziò lui.

Akamoto deglutì, mentre lo sguardo di Gin si spostò nuovamente su di lui, uno sguardo pieno di disprezzo.

“Sei davvero un buono annulla, e dire che volevi anche una ricompensa!” disse Gin guardandolo male.
“Io non...” cercò di dire Akamoto, ma fu interrotto.
“Comunque, Akamoto, potremmo anche chiudere un occhio per stavolta...Noi abbiamo ben altre missioni a cui pensare, e dunque sarebbe meglio se fossi tu stesso a rimediare personalmente al tuo errore...comunque ci terrei a ricordarti che sei in ogni caso un peso per noi, e che dunque se farai nuovamente qualche passo falso, contatterai la polizia o dirai a qualcun altro di noi...beh, credo che tu sappia bene cosa succede a coloro che ci tradiscono, non è vero?” chiese Ryuichi.
“Si, non dirò nulla, lo giuro, farò come volete!” rispose Akamoto, mentre sul suo volto si poteva facilmente vedere un’espressione mista fra sollievo e paura.
“Molto bene allora, l’importante adesso è andarcene da qui, poi cercheremo chi è stato e agirai personalmente. La polizia sta arrivando” disse Akano.
“Che cosa?! La polizia? Allora quel bastardo che ha piazzato la cimice ha già spifferato tutto!” disse Gin.
“Si, ma solo in parte. Fino ad adesso non ha detto nulla riguardo noi. A quanto pare ha capito che non gli conveniva fare l’eroe, oppure ha contatti o fa parte lui stesso dell’FBI, e non vuole avvertire la polizia se non è veramente necessario” disse lui.
“Mpuff...se si tratta davvero dell’FBI sarà difficile risalire a quando è stata piazzata la cimice con certezza, comunque forse un’idea su chi di loro possa essere stato ce l’ho...” disse Gin, pensando ad Akai.

“In ogni caso, Gin, tu e gli altri iniziate ad andare, io intanto faccio un giro qui intorno” disse Ryuichi.
“Come mai?” chiese lui.
“Voglio assicurarmi che non ci sia nessuno, e poi ho la mia moto posteggiata qui vicino...ci vediamo tu sai dove” rispose Akano.
“D’accordo, come preferisci...” rispose l’assassino, uscendo con gli altri due.

L’uomo, rimasto solo nei magazzini, sorrise, per poi rivolgere lo sguardo al luogo in cui sapeva si trovassero i loro piccoli ascoltatori.

“Non credete sia ora di uscire allo scoperto?” chiese, non appena la macchina di Gin se ne fu andata.
Conan si sentì gelare, li aveva scoperti.

“Andiamo, siete sgattaiolati fuori e vi siete avvicinati subito dopo il mio arrivo, è stato impossibile per me non accorgermene, non credete?” chiese nuovamente, mentre si muoveva lentamente verso di loro.

Conan diede un attimo un’occhiata alla scienziatina, poi le fece segno di allontanarsi e uscì allo scoperto.
Ryuichi sorrise vedendolo, sapeva già che era stato lui ad averli ascoltati.

“A quanto pare mi hai scoperto, ma anche io ho capito chi sei...” disse il detective guardando la persona di fronte a lui negli occhi.
“E così anche tu hai scoperto la mia vera identità, Cool Guy!?” chiese sorridendo, parlando con una voce di donna.
“E’ stato un po’ difficile, ma poi ho capito subito che eri tu, Vermouth!” disse il detective, mentre anche sul suo volto si dipingeva un sorrisino di sfida.

L’uomo, o meglio la donna che aveva di fronte si portò una mano alla base del collo e si sfilò la maschera, rivelando lunghi capelli biondi.

“Sei stato bravo Cool Guy, anche se hai rischiato di farti scoprire svariate volte! Comunque, so benissimo che con te c’è anche Sherry...Sai, posso dire di conoscerla abbastanza bene...lei ha preso proprio da sua madre e sono certa che in questo momento ci stia ancora osservando, non è il tipo da fuggire e lasciarti qui...non è vero Sherry?” chiese Vermouth, continuando a sorridere.

Conan si voltò di scatto. Da dietro la parete da cui era venuto fuori pochi minuti prima, era già uscita anche la piccola scienziata.

“A quanto pare non ti sei sbagliata, Vermouth...ma tu in realtà non mi conosci affatto!” disse la scienziatina guardando negli occhi la donna.
“Ne sei sicura?” chiese lei sorridendo.
“Haibara! Ti avevo detto di andartene! Mi avevi promesso che saresti fuggita quando te lo dicevo io!” protestò Conan.
“Mi dispiace Kudo-kun, ma non potevo abbandonarti con lei o con Gin!” rispose però Ai, continuando a fissare la sua nemica.
“Che coraggiosa, Sherry! A quanto pare un po’ sei cambiata da quando eri nell’organizzazione, me ne ero già accorta dal nostro incontro al porto! Forse è stata proprio la presenza di Cool Guy a causare in te questo cambiamento!” disse Vermouth ridendo, seguendo la scena.

Ai rimase immobile, continuando a guardarla, mentre un sorrisino si dipingeva anche sul suo volto, un sorriso pieno di tristezza e di consapevolezza.

“Sai, tua madre all’inizio non era poi così tanto coraggiosa all’inizio...ma poi alla fine anche lei è cambiata quando ha incontrato tuo padre...che sia una caratteristica di famiglia?” chiese nuovamente la donna, mantenendo sul suo volto sempre la solita espressione.

Anche Ai continuò a sorridere amaramente...quella donna in poco tempo aveva già capito tutto di lei, mentre chi voleva che la capisse sembrava ancora brancolare nel buio...

“Io credo che ti convenga renderti conto meglio della tua situazione, Vermouth! Avresti fatto meglio ad andartene con i tuoi colleghi. Fra un po’ arriverà la polizia, e intanto ci penserò io a tenerti qui in trappola!” disse Conan, puntandogli contro l’orologio spara-aghi soporiferi.
“Ancora quel orologio? In certi casi potrebbe rivelarsi molto utile, specie per qualcuno nelle tue condizioni, ma ti assicuro che non ti servirà a nulla contro di me, dovresti aver imparato dall’ultima volta...quando ti si è ritorto contro” disse lei vedendolo.
“Questo lo dici tu! Quella volta mi sono solo distratto!” disse Conan, sparando e puntando al collo scoperto.

Vermouth però, grazie ai suoi riflessi, si parò con il casco della motocicletta che aveva ancora in mano.
“Spiacente Cool Guy, io ti avevo avvertito, e se non mi sbaglio quel orologio può sparare solo un colpo!” disse la donna, schernendolo.

Conan indietreggiò, cercando qualcosa che potesse lanciarle contro, mentre intanto si chinava per accendere le sue speciali scarpe.
Quando stava per attivarle, però, Vermouth gli puntò la pistola contro.

“So bene quello che hai intenzione di fare, Cool Guy! Conosco già queste tue armi, e so come fare a farti evitare di usarle. Alzati lentamente e metti le mani in alto. Anche tu Sherry, avvicinati a lui e fai lo stesso!” disse.
I due ubbidirono, mettendosi uno accanto all’altro.

“Molto bene, adesso vediamo un po’...Cool Guy, tu hai informato la polizia solo di una parte dei discorsi che hai registrato, non è vero? Ciò vuol dire che hai informato l’FBI del resto...o mi sbaglio?” chiese Vermouth.
“Credevo che avessi già ottenuto le tue informazioni, Vermouth” disse il detective.
“Beh, non proprio...so bene che hai mandato quel simpatico vecchietto con cui abita Sherry ad informare la polizia del nostro incontro, ma in realtà non so cosa gli abbia detto, ho solo immaginato che tu non li avessi voluti informare anche di noi. Conoscendo i tuoi contatti ho pensato che prima di informare la polizia giapponese avresti dovuto concordare cosa dirle con l’FBI, e so bene che quest’ultima cerca di evitare di informare la polizia se non è necessario” rispose lei, dimostrando di conoscerlo meglio di quanto avesse immaginato.
“Beh, a quanto pare hai indovinato...in ogni caso, se permetti adesso sarei io a chiederti una cosa...” disse Conan, guardandola negli occhi.
“Perché mi hai salvato la vita quella volta e perché non hai informato i tuoi colleghi della nostra presenza?” chiese lui.
“Mi dispiace...a questo non posso rispondere” disse Vermouth, per poi avvicinarsi ai due.

Conan e Ai rimasero fermi a guardarla.
Posò la pistola, sotto gli sguardi sorpresi dei due, e prese il suo cellulare.
Il detective la guardò stranito.
Vermouth schiacciò un pulsante e da esso partì un ago che colpì Ai.

“Haibara!” Conan la prese e la fece stendere a terra lentamente, poi si rivolse alla donna:
“Che le hai fatto?” chiese.
“Sta tranquillo, è solo addormentata. Ho utilizzato un ago soporifero simile al tuo, l’ho sostituito a quel gas che ho utilizzato l’altra volta, dopotutto con questo si è molto più sicuri di centrare l’obiettivo senza rischi” rispose lei.
“Perché?” chiese il detective.
“Perché? Perché ciò che sto per dirti dovrà rimanere fra noi due, my dear Silver Bullet!” disse lei.
“Cosa? Che intendi dire con Silver Bullet?” chiese lui.
“Lo scoprirai a tempo debito...per il momento prendi questo” disse lei, porgendogli un CD nero.
Lui lo prese, non poteva essere...era proprio...

“E’ una copia del CD che avevi preso ad Akamoto e che poi ci hai dovuto ridare per avere salve le vite dei tuoi amici. Come forse sai già, la dentro ci sono i dati dell’Apotoxin, il farmaco che ti ha fatto rimpicciolire e anche alcune informazioni sull’organizzazione che ti potrebbero essere utili” disse la donna, mentre il detective prendeva il CD, sorpreso.
“I dati sono protetti da password, ma credo che tu possa riuscire a scoprirle con un po’ di tempo, per il momento ti dico solo che una in un certo qual senso ha a che fare con Akamoto, toccherà a te scoprire qual è. Per quanto riguarda i dati dell’Apotoxin, ti consiglio di non cercare di aprirli per il momento. Sarebbe troppo pericoloso se tu e lei tornaste adulti, o almeno in questo periodo...il perché non te lo posso spiegare, ma in ogni caso ti conviene darmi ascolto. Inoltre ti consiglio di non dire a Sherry del CD se non in caso di emergenza, e quindi se proprio dovrai essere costretto ad assumere l’antidoto” continuò Vermouth.

Conan continuò a guardarla con uno sguardo sorpreso, si mise il CD in una tasca interna del giubbotto, dopodichè gli fece nuovamente la solita domanda:
“Perché mi stai aiutando?” le chiese.
“ ‘A secret makes a woman woman’! Scoprirai tutto a tempo debito, Cool Guy, tutto a tempo debito” rispose lei, per poi schiacciare nuovamente un pulsante del cellulare.

Conan sentì un ago colpirlo, mentre le sue palpebre iniziavano ad essere sempre più pesanti.
Sentì di stare per cadere, quando due braccia lo presero e lo fecero stendere a terra accanto alla scienziatina.
L’ultima cosa che vide furono due occhi azzurri che stranamente in quel momento non erano freddi come li ricordava, dopodichè tutto divenne buio.



E con questo, se non era chiaro già da prima, si capisce quanto mi piaccia il personaggio di VermouthXD
Ho voluto dare a Conan qualcosa su cui indagare, anche se il motivo per cui gli abbia dato il CD verrà spiegato in seguito...(non so ancora quandoXD).
Va beh, fatemi sapere che ne pensate^^.
 
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Shiho_Haibara
view post Posted on 6/2/2008, 20:06




aahh! 1 volta che indovino qualcosa, XD!!!
Bellissimo!! La trama è sempre piu interessante!

CITAZIONE
E con questo, se non era chiaro già da prima, si capisce quanto mi piaccia il personaggio di VermouthXD

anche a me piace questo personaggio; e spero che alla fine Gosho non la faccia essere tanto cattiva...
 
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Belmot
view post Posted on 13/2/2008, 21:12




Salve rieccomi dopo un sacco di tempo... grazie mille Shiho_Haibara per il commento e per i complimenti! Spero anch'io che alla fine Vermouth abbia un ruolo positivo nella storia...chissà che intenzioni ha Gosho al riguardo...
Comunque ecco qui il nuovo capitolo:

08) IL PIANO DELL’ORGANIZZAZIONE
Conan sentì il suono delle sirene della polizia sempre più vicino e qualcuno scuoterlo per le spalle. Aprì gli occhi e ne incontrò un paio verde-acqua.

“Kudo-kun, stai bene?” chiese la persona che aveva di fronte.
“Ha-Haibara! Cosa è successo?” chiese, alzandosi a sedere e tenendosi la testa con una mano.
“Non lo so, dovresti dirmelo tu...eravamo con Vermouth ma...” iniziò Ai.
“Vermouth! Già, adesso ricordo, ci ha addormentati con un ago-soporifero!” esclamò Conan, portandosi una mano nella tasca interna del giubbotto.

Non appena sentì le sue dita toccare la custodia del CD che la donna gli aveva dato, realizzò davvero di non aver immaginato il tutto.
“Kudo-kun?!” Ai lo guardò confusa, notando il suo gesto.
“Ti spiegherò tutto più tardi” disse lui alzandosi, mentre intanto nei magazzini faceva irruzione la polizia insieme al dottor Agasa.
“Conan, Ai, che cosa ci fate qui?” domandò l’ispettore Megure.
“Beh, abbiamo seguito Akamoto e gli uomini che erano con lui, ma poi lui ci ha fatto addormentare ed è fuggito” spiegò Conan.
“Accidenti! L’avete fatta grossa, avete rischiato seriamente di morire!” disse Megure.
“In ogni caso sarà meglio inseguire l’assassino. Voglio che controlliate tutta la zona circostante, non dovrebbe essere passato molto tempo dalla loro fuga, forza!” continuò poi, rivolgendosi ai suoi uomini.

Intanto Conan si tenne con un mano la testa che aveva iniziato a girarli. La stanchezza accumulata negli ultimi giorni stava iniziando a farsi sentire...

“Ispettore Megure, per il momento posso riportare Ai e Conan all’hotel? Mi sembrano piuttosto stanchi” disse il dottor Agasa, accorgendosene.
“Si, certamente, poi però vi pregherei di passare dal commissariato fra qualche giorno per deporre” rispose lui.
“Ok” disse il dottore.
“Un attimo professore, io non sono stanco, potrei aiutarli a...” cercò di protestare Conan.
“No, non se ne parla nemmeno Conan! E’ troppo pericoloso, forza andate” disse però Megure e i tre si allontanarono, per poi essere riaccompagnati all’hotel dall’agente Chiba.
“Uffa! Gli saremmo potuti essere di grande aiuto!” disse Conan quando furono arrivati e l’agente se ne fu andato.
“Forse è meglio così Kudo-kun, di sicuro Gin, Vodka e Vermouth non si faranno prendere in ogni caso, e per quanto riguarda Akamoto, lui è con loro, e almeno che non decidano di ucciderlo, non sarà rintracciabile neanche lui” disse Ai.
“Fatemi capire bene, c’era anche quella donna con loro?” chiese il dottor Agasa.
“Si professore. In realtà Ryuichi era proprio Vermouth travestita e...” disse Conan.
“...per una qualche ragione sembra non aver più l’intenzione di ucciderci...è come se stesse facendo il doppio-gioco con i suoi colleghi, all’inizio non volevo crederci, ma adesso...” continuò la scienziatina.
“...ci sta aiutando ed è ormai da diverso tempo. A quanto pare ha mantenuto la promessa che mi aveva fatto quella notte” concluse il detective.
“Il comportamento di quella donna è davvero molto strano, ma non sarà meglio informare l’FBI del nostro incontro con quegli uomini?” chiese Agasa.
“Si, li avevo già in parte informati ieri sera e...”.

Conan fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta. Il dottor Agasa andò ad aprire ed entrò una donna sui trent’anni, dai lineamenti stranieri, gli occhi azzurri e i capelli di un biondo scuro.

“Hi!” disse entrando nella stanza.
“Professoressa Jodie, è già qui?!” esclamò Conan vedendola.
“Già, ma a quanto pare sono comunque arrivata in ritardo a giudicare dal gran numero di poliziotti che ci sono nella zona” disse lei.
“Beh, si, in ogni caso non sanno nulla dell’organizzazione, li ho informati solo del fatto che Akamoto doveva incontrarsi in quei magazzini con degli altri uomini” disse il ‘bambino’.
“Molto bene, i nostri agenti stanno per arrivare, mentre Shuichi sta controllando la stanza di Akamoto, ma adesso ditemi, cosa è successo?” chiese la donna.

Il gruppetto si sedette e Conan spiegò la situazione all’agente dell’FBI, tralasciando volontariamente di parlare molto di Vermouth e non nominando nemmeno il fatto che gli aveva dato quel CD.

“Mmm, capisco, dunque anche questo Akamoto fa parte dell’organizzazione ma non è uno dei membri più importanti” disse Jodie.
“Già, e c’è anche il rischio che lo uccidano, dato che si sono accorti della ricetrasmittente che gli avevo piazzato sotto la scarpa, anche se a sentire i loro discorsi, vogliono prima fargli risolvere personalmente i suoi errori” disse Conan.
“Mmm, sarà meglio che informi Shuichi e che vada anch’io con lui, dobbiamo fare in fretta ad iniziare le ricerche, anche se forse sarà tutto inutile...sanno bene come darsi alla macchia” disse lei.
“Per favore professoressa, mi faccia venire con lei!” chiese allora il detective.
“Conan, ma cosa ti salta in mente? Devi riposarti, sono stati dei giorni davvero molto duri e ieri notte non hai dormito per niente per ripensare al piano da attuare. L’FBI se la saprà cavare da sola!” disse Agasa.
“Non sono stanco...la prego professoressa Jodie!” protestò Conan, mentre intanto Ai se ne stava in silenzio a guardarlo senza intromettersi.
“Mmm, e va bene, in ogni caso non credo ci sarà alcun pericolo e forse tu potresti esserci d’aiuto...dottor Agasa non si preoccupi, glielo riporteremo entro stasera” disse Jodie.
“E va bene...in ogni caso Conan ho intenzione di partire per Beika domattina presto e dunque cerca di non stancarti troppo” disse Agasa.
“D’accordo, non si preoccupi professore, ci rivediamo più tardi, ciao Haibara!” disse Conan uscendo dalla stanza.
“Bye!” salutò anche Jodie, e i due chiusero dietro la porta.

La scienziatina era rimasta immobile per tutto il tempo e anche adesso che i due se ne furono andati, rimase seduta a fissare il vuoto.
“Ai, c’è qualcosa che non va?” le chiese il dottor Agasa non appena se ne accorse.
“No professore, non è nulla...stavo solo pensando che Kudo-kun non ha detto molto a Jodie di Vermouth, e in un certo senso mi è sembrato strano il suo comportamento...è come se ci stesse nascondendo qualcosa. Ad esempio, secondo la sua versione Vermouth lo ha addormentato subito dopo di me, ma io credo che ci abbia mentito. Non ha notato che durante il discorso con Jodie non ha fatto altro che toccare qualcosa nella tasca interna del giubbotto? E non ha neanche voluto toglierlo...” disse lei.
“Beh, forse sentiva freddo...l’aria sta iniziando a diventare più fresca in questo periodo dell’anno, ma i riscaldamenti non sono ancora accesi. In ogni caso io non credo ci abbia mentito, anche se anch’io ho potuto notare un qualcosa di strano in lui...comunque dobbiamo fidarci, farà la cosa giusta” disse il dottore, guardando fuori dalla finestra della stanza.

***

Nel frattempo in una città vicina, una Porche 356A si accostò ad una palazzina e un uomo sui 50 anni ne scese.
“Sicuro di voler essere lasciato qui, Akamoto?” chiese Gin.
“Si, ora che la polizia sa della mia colpevolezza non posso più ritornare all’hotel, ma non posso rimanere senza né vestiti né soldi! Prenderò l’indispensabile da qui e poi me ne andrò a casa di mio cugino” rispose lui.
“Ok, come vuoi. In ogni caso ci terrei ad informati che se tu dovessi fare nuovamente un passo falso, verrai sicuramente ucciso, quindi ti consiglio di non cercare né di fuggire né di contattare la polizia, capito? Ci vediamo fra un’ora tu sai dove” disse il killer.
“Si, certamente Gin” rispose lui deglutendo.

Aspettò che l’auto se ne fu andata, dopodichè entrò nel suo appartamento.
Prese in fretta un borsone e iniziò a metterci tutto ciò di cui poteva avere bisogno. Ad un tratto sentì un rumore provenire dalla porta, e subito dopo dei passi.
“Ehi, Toshiha, ci sei?” chiese una voce.

L’ingegnere, che all’inizio aveva pensato alla polizia, trasse un respiro di sollievo e parlò:
“Si, sono qui!” disse, andando in direzione della voce.
“Come mai qui cugino? In realtà stavo pensando di venire da te, sai oggi sono successe un sacco di cose” esclamò Akamoto.
“Sai bene, caro Toshiha, che faccio parte anch’io dell’organizzazione, e che dunque sono in parte informato della situazione. A quanto pare l’hai fatta grossa stavolta, ma forse hai una piccola possibilità di salvarti. Ho intenzione di aiutarti a rimediare ai tuoi errori, ma se non sarà possibile, sappi che sarò io stesso ad eliminarti, chiaro?” chiese l’uomo, entrando nella stanza in cui si trovava il cugino.
“Ma si, certamente Yasuo...ti ringrazio per il tuo aiuto” disse Toshiha, un po’ intimorito ma allo stesso tempo sollevato dall’avere il suo aiuto.

Suo cugino era un gradino più in alto nella gerarchia dell’organizzazione, e dunque il suo aiuto gli sarebbe stato di certo prezioso se voleva salva la pelle.
I due, non appena Akamoto ebbe finito di fare i bagagli, presero l’auto e dopo essere passati da casa di Yasuo, si allontanarono in direzione di un edificio che l’organizzazione recentemente aveva adibito a ritrovo.

***

Intanto, da tutt’altra parte, una donna percorreva su di una moto il tragitto che la separava dalla base dell’organizzazione di cui faceva parte. La sua mente era percossa da mille pensieri. Aveva dato a Cool Guy il CD con le informazioni sull’organizzazione. Era certa che gli sarebbero state utili e che ne avrebbe fatto buon uso e ma sperava che non si sarebbe cacciato nei guai e che non ne avrebbe parlato ad altri, o almeno non a Sherry e all’FBI…

‘Cool Guy, devi darmi ascolto...io per molto tempo l’ho voluta morta, ma adesso...non voglio pensare a ciò che potrebbe succedere se Sherry leggesse tutte le informazioni contenute in quel CD...se leggesse del reale scopo delle ricerche e dei suoi genitori...ti prego Cool Guy, non dirle niente!’ pensò la donna, poi scosse la testa e accelerò.
Il paesaggio davanti ai suoi occhi scorreva velocemente.
Oramai né la polizia né l’FBI potevano più raggiungerla.

***

I due cugini arrivarono al luogo di ritrovo. Si trovava in una zona non molto isolata, ma nessuno poteva mai immaginare che si trattava di una delle basi di un’organizzazione criminale, dato che sembrava un normale appartamento in tutto e per tutto. Posteggiarono velocemente e entrarono nell’edificio.
“Eccoci” disse Yasuo non appena vide Gin e Vodka.

Si trovavano in una stanza del tutto simile ad un salotto. Il primo era seduto su una poltrona di pelle nera, mentre l’altro su un divano dello stesso colore.

“Mmm, che diavolo ci fai qui anche tu? Stavo aspettando solamente Akamoto” disse Gin non appena li vide.
“Sono perfettamente informato della situazione, e diciamo che ho pensato di dargli una mano” rispose lui sorridendo, prima di sedersi accanto a Vodka, imitato dal cugino.
“Tzk, non dovresti interessarti così tanto a lui...” disse il killer accendendosi una sigaretta e guardando con disprezzo Akamoto.
“Suvvia Gin, se proprio lo vuole così tanto, non c’è niente di male se lo aiuta...e poi potrebbe anche sorvegliarlo e fare in modo che non faccia più errori” disse una voce.
Gli uomini si voltarono mentre Vermouth faceva il suo ingresso nella stanza e si toglieva il casco.

“Non sapevo ci fossi anche tu...” disse il cugino di Akamoto, sorpreso di vederla.
“Ne...neanche io...” disse Akamoto, altrettanto interdetto.
“Beh, si, tu mi credevi essere Ryuichi mi pare...” disse Vermouth sorridendo, per poi sedersi sul bracciolo della poltrona su cui vi era Gin e accavallare le gambe.
Akamoto ammutolì. Non l’aveva mai incontrata prima di allora, e non poté fare altro che stupirsi. A quanto pareva ciò che si diceva su di lei, ovvero che oltre ad essere molto bella e furba era anche in grado di travestirsi da chiunque senza mai farsi riconoscere, era vero...adesso si che capiva come mai era la preferita del capo...

“Allora...credo sappiate entrambi qual è la vostra missione...” iniziò Vermouth, accendendosi una sigaretta.
“Beh si...o almeno in parte” rispose Akamoto deglutendo.
“Io direi che data anche la tua presenza, potremo apportargli anche qualche piccola modifica” continuò lei, rivolgendosi a Yasuo.
“Che modifica?” chiese lui.
“Abbiamo bisogno di sapere precisamente cosa sa di noi la polizia e a che punto sono con le indagini contro Akamoto costantemente” disse Gin.
“Volete che mi infiltri nella squadra della polizia di Tokyo che ha indagato sull’omicidio commesso da lui?” chiese il cugino dell’ingegnere.
“Si, esatto...dopotutto tu sei un poliziotto, e non ti sarà difficile chiedere un trasferimento. In questo modo potrai sia informarci della situazione, che coprire tuo cugino, che intanto dovrà rimediare ai suoi errori” rispose Vermouth.
“Mmm, d’accordo, credo possa andare bene come piano...forza Toshiha, andiamo” disse Yasuo rivolgendosi al cugino.
“Un momento...Vodka, forse è meglio che anche tu vada con loro. Dovrai stare con Akamoto. Dato che suo cugino sarà impegnato in questo piano, non potrà tenerlo d’occhio e neanche avere molti contatti con lui. Per questo motivo è meglio che abiti da te per un breve periodo, così potrai tenerlo d’occhio tu e informarci sugli sviluppi della missione” ordinò Gin.
“Ok, capo” disse lui.

I tre uomini si allontanarono e uscirono dall’edificio. Nella stanza rimasero solamente Vermouth e Gin.

“Credi che quel buon annulla riuscirà a sistemare la situazione?” chiese Gin quando furono usciti.
“Beh, ci sono anche suo cugino e Vodka con lui, dunque non dovrebbe combinare altri pasticci” disse lei.
“Già, comunque ero più che sicuro che ti saresti infiltrata tu nella polizia, come mai questo cambiamento nel piano?” le chiese lui.
“Mmm, io ho un altro lavoretto da svolgere al momento...e comunque è meglio così, se la sbrigheranno da soli i due cugini, non ho tempo da perdere a risolvere gli errori degli incapaci...” rispose lei.
“E si può sapere che lavoretto devi svolgere?” chiese Gin.
“Spiacente, non posso dirtelo, ma forse presto lo scoprirai da solo” rispose Vermouth, appoggiandosi con un gomito alla sua spalla.
“Io credo che tu ti stia prendendo un po’ troppa libertà” disse lui.
“Dici? Come fai a esserne sicuro? Credi forse che il Capo non sappia niente di ciò che voglio fare?” chiese lei.
“Tzk, non ne sono sicuro, ma non sarebbe la prima volta..., anche se alla fine le tue trovate sono quasi sempre state utili all’organizzazione...” rispose lui alzandosi dalla poltrona.
“Comunque vorrei parlare con te a riguardo di una cosa...” continuò poi, guardandola negli occhi.

Solitamente con il suo sguardo riusciva a capire facilmente se chi aveva di fronte stava mentendo o meno, ma con il tempo aveva imparato che con lei non era così facile...

“Con me? E cosa mai vorresti dirmi?” chiese lei sorpresa.

Lui sorrise.

“Voglio sapere se ti ricordi di quel moccioso che abbiamo incontrato quando stavamo per uccidere il detective Mouri” disse poi.
 
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122 replies since 19/1/2008, 15:16   2177 views
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